Partito Comunista cinese: “Silenziare il Dalai Lama”

Vox
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Il Partito comunista cinese si propone di mettere a tacere la voce del Dalai Lama nella sua terra d’origine tibetana per il rafforzamento dei controlli sui media e Internet.

Un funzionario di alto rango del partito nella regione del Tibet, Chen Quanguo, ha promesso di “garantire che le voci di forze ostili e del gruppo del Dalai Lama non siano più sentite in Tibet,” in un editoriale pubblicato su una rivista del partito, Qiushi.

I funzionari dovrebbero “fare in modo che la voce del partito venga sentita e vista ovunque in questa vasta regione di 120 milioni di chilometri quadrati,” Chen ha scritto nell’editoriale.

La Cina ha lavorato per decenni per controllare la diffusione di informazioni in Tibet, ma alcuni tibetani rimangono in grado di accedere a fonti non ufficiali di informazioni tra cui da quelle di esuli all’estero, utilizzando radio, televisione e Internet.

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Ma il partito cercherà di stroncare l’accesso a tali fonti con la creazione di cellule di partito in alcuni siti web, confiscando antenne paraboliche e la registrazione di utenti telefonici e di Internet per nome, tra una miriade di altre misure descritte nell’articolo.

La Cina definisce il leader spirituale tibetano, il Dalai Lama “un lupo travestito da agnello” e lo accusa di essere la mente delle azioni violente per l’indipendenza del Tibet e per bloccare l’immigrazione cinese.

Il Dalai Lama è fuggito in India nel 1959, dopo una fallita rivolta contro il dominio cinese.

Chen ha promesso di “rafforzare il ruolo dei comitati di partito a tutti i livelli, come l’unico potere”, nell’editoriale.

Le tensioni tra i tibetani e il governo cinese continuano, con più di 120 tibetani che si sono dati fuoco in segno di protesta contro l’ondata cinese che ha stravolto la demografia della regione negli ultimi anni, portando a un giro di vite di sicurezza.