Kyenge:” Intensificare la censura di chi non condivide la mia agenda politica”

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ROMA, 30 OTT – Affrontare la questione dell’odio razzista via web, “un’area rimasta scoperta dalla piena applicazione della legge Mancino”;  questa urgenza  è stata sottolineata dal ministro alla (dis)integrazione, Cécile Kyenge, nel corso di un’audizione programmatica in Commissione affari costituzionali della Camera.

 

Ricordiamo che la legge Mancino ( nome preso in prestito dal noto ministro in odor di mafia che tanto la volle…) è quella che inserisce nel codice penale italiano vergognosi psicoreati, secondo i quali se ad esempio qualcuno esprime la propria opinione sulla necessità di privilegiare gli italiani agli immigrati, può essere condannato alla galera per “incitazione all’odio e alla discriminazione per motivi etnici e culturali”.

“E’ un tema estremamente delicato, sul quale in questi giorni discute il Senato, che richiede una approfondita riflessione nella convinzione di dover difendere la convivenza democratica e plurale dagli incitamenti all’odio razzista” ha poi proseguito la congolese, che si è detta convinta “della necessità di accrescere il dialogo e l’educazione interculturale”.

Da questa solita paccottiglia di parole ripetute meccanicamente dal politicante di turno,  si può ben comprendere l’incredibile capacità profetica di Orwell: questi criminali parlano di tolleranza, mentre vogliono sbattere in galera chi propone idee diverse, parlano di dialogo e democrazia, mentre chiedono la censura. Perché hanno capito che, per limitare libertà d’espressione e democrazia, non c’è nulla di più efficace di confondere le menti, giocando sui termini. Il gioco è semplice: vendere come libertario e democratico, un provvedimento censorio e reazionario ne cambia la sostanza. Ma solo per i gonzi, non certo nella realtà.

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Come diceva Shakespeare:” Forse che quella che chiamiamo rosa…”

Aldilà di questo, qui la questione è una sola, e tutto sommato piuttosto semplice: c’ è una ‘forchetta’ sempre più ampia tra la politica (ma in generale l’assetto istituzionale e ‘ufficiale’) e i cittadini; e questo in ogni ambito, ma sopratutto su come affrontare l’immigrazione.

Internet, in questo quadro, è la “scheggia fuori controllo”, è l’unico luogo in cui sempre più persone dicono realmente cosa pensano sui temi che ,chi detiene i mezzi economici e  informatici, rende tabù.

E nondimeno, è  il luogo dove è possibile bypassare il potere economico, dove si può tentare di dare una visibilità ad un giornale, senza avere miliardari, speculatori e palazzinari alle spalle.

Internet, in poche parole, è ‘unico luogo in cui può esistere una libertà di parola reale ( al limite nell’anonimato, come novelli ‘carbonari’), perché esiste una discreta libertà di diffusione di idee e notizie. E’ quindi un contesto, che favorisce la formazione di “movimenti” che si oppongono alle direttive di chi detiene i poteri politici, economici e informativi.

Per questo, una persona come Kyenge che insegue un modello distopico ben preciso, in cui gli italiani accettano pedissequamente di essere vittima del suo più volte propagandato “genocidio dolce” , non può permettersi di lasciare tale spiraglio aperto.




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