Si prendono tutti i lavori, con l’assenso dei magistrati

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Ancora una volta magistratura sovversiva in soccorso del “migrante”.
Un’ordinanza del tribunale di Torino ha condannato l’azienda Gtt di proprietà della pubblica amministrazione ( per la precisione del Comune) per aver rifiutato la domanda di lavoro di un congolese, in quanto” privo della cittadinanza comunitaria”.
 La vicenda inizia nel 2010, quando Wilfred Nanitelamio, un cittadino congolese che vive in Italia da alcuni anni, presenta domanda alla suddetta azienda che lavora nel campo dei trasporti pubblici, per ottenere un posto come conducente d’autobus. L’immigrato ha regolare permesso di soggiorno come rifugiato ( evidentemente sarà stato un importante oppositore politico in Congo…).
La risposta arriva dopo un paio di mesi: respinto, perché “non sono ammessi coloro che non siano in possesso della cittadinanza comunitaria europea”.
La posizione dell’azienda comunale è quindi giustificata dalla legge che impedisce agli immigrati privi di cittadinanza di partecipare ai concorsi pubblici.  Legge che, ricordiamolo, forniva un minimo di tutela ai lavoratori italiani rispetto all’invasione, e che per questo è stata prontamente abrogata dal Parlamento.
Ma l’immigrato non ci sta, e allora non gli basta che trovare, tra le miriadi di associazioni xenofile, quella più consona alle sue esigenze- l’Asgi, l’associazioni per la tutela dei diritti dei “migranti”-e portare in tribunale l’azienda.
E ora arriva, puntuale come una guerra etnica in Africa, l’ordinanza del tribunale che, incurante della legge che tutelava i diritti dei lavoratori italiani, “accerta e dichiara il carattere discriminatorio del comportamento della Gtt, consistente nel richiedere la cittadinanza comunitaria europea, e la condanna al pagamento delle spese legali sostenute dalla controparte, duemila euro. “
“Non potevamo far altro – dicono alla Gtt – solo nel 2013 è entrata in vigore la legge che ha dato la possibilità ai cittadini extracomunitari in regola con il permesso di soggiorno, di partecipare a concorsi pubblici». Poi aggiunge: “Comunque rivedremo l’intera vicenda”. Frase preoccupante: già ci aspettiamo l’assunzione dell’immigrato in pompa magna, con la benedizione dei magistrati e l’immancabile  presenza della congolese.