Romagna: i sussidi di disoccupazione se li fregano tutti gli immigrati

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“Almeno 25 mila stagionali nella nostra regione chiedono la disoccupazione ma in inverno tornano in patria a lavorare quindi per legge non ne avrebbero il diritto”.

Sono parecchi i lavoratori stagionali degli hotel della riviera romagnola che chiedono il sussidio di disoccupazione anche se non ne hanno diritto. Ben 25 mila addetti solo in Emilia-Romagna che attivano la richiesta anche se il caso riguarderebbe diverse migliaia di stranieri i quali domandano, a loro volta, dai due ai tre mila euro a testa di sussidio. A parlare senza mezzi termini di “truffa dei sussidi” e’ oggi il consigliere regionale del Pdl Alberto Vecchi, che cosi’ rilancia la questione gia’ affrontata dal collega di gruppo Luca Bartolini con un’interpellanza alla giunta Errani a inizio mese- tirando in ballo sindacati e centri sociali. E annunciando di potersi rivolgere anche alla Procura della Repubblica “una volta terminato di acquisire tutti i dati necessari sul caso”. Il consigliere Pdl con un intervento su Facebook parla di “corsa dei lavoratori stagionali ai Centri per l’impiego” e spiega: “Almeno 25 mila lavoratori stagionali nella nostra regione chiedono il sussidio di disoccupazione, ma migliaia di stranieri in realta’, in autunno-inverno, tornano in Romania, Ucraina… Lavorano in patria quindi per legge non hanno diritto al sussidio”.

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Il consigliere regionale inoltre ricorda che “per legge, al fine di ottenere il sussidio, oltre a non lavorare nei mesi invernali e’ necessario essere domiciliati in Italia e compilare un modulo che lo attesti”. E’ proprio su questo punto che “nascono le truffe”, dato che “per migliaia di stranieri spuntano i domicili fittizi e parte sostanziale di questa porcheria vede parte attiva i sindacati ed i centri Sociali, che in pieno agosto hanno ‘obbligato’ alcune Province romagnole, dove maggiori sono gli stagionali, a ritirare la disposizione di consegnare il modulo che obbligava a dichiarare il domicilio. Ora basta una semplice autodichiarazione del lavoratore, pazzesco”.