Imu: cambia il nome, resta la fregatura

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Avrà solleticato l’interesse di molti increduli, la notizia di una riforma economica tanto annunciata in questi 4 mesi di Governissimo. Mesi di scornamenti tra i due presunti “partiti maggiori”, e scaramucce per la (im)probabile revoca della carica di senatore a Silvio Berlusconi, sono stati all’ordine del giorno: l’Imu viene finalmente riposta nel cassetto in cui è stata maldestramente tirata fuori e gli “strateghi” di Palazzo Chigi sfornano un’imposta sostitutiva, nel tentativo di integrare una necessaria e celere ripresa con gli interessi del popolo. Bene. Molto bene aggiungeremmo; peccato però che qualcosa non quadri: infatti un parallelismo tra l’ormai pensionato tributo del sacrifico e la Service Tax nuova di pacca, è rivelatorio.

Soprattutto nella considerazione che i punti in comune tra le due siano talmente evidenti da lasciare basiti: laddove l’Imu riusciva a svuotare le tasche dei cittadini imponendo dazi sulla prima casa, che rappresenta a prescindere, base di solidità e certezza, la trovata recente ha invece ricadute anche per gli affittuari, sui quali andrà a riverberarsi l’ingente necessità di attingere da qualunque zona economicamente viva per risanare una situazione disperata, nonostante i continui annunci di imminenti miglioramenti. Sembra inoltre che nemmeno i 540 euro annui di risparmio per nucleo familiare riescano ad accattivare.

E’ inutile ribadire quanto le dinamiche economiche dello Stato influiscano direttamente sulla tassazione: è l’intero sistema che deve essere rivalutato nel suo complesso istituzionale, con un totale recupero di credibilità, grazie ad una classe dirigente qualificata. L’Imu ha lasciato il posto alla ST solo variando la denominazione, poiché la differenza è formale ma non certo sostanziale.

C’è poi da mettere in evidenza la totale ipocrisia del Pdl , che non può dispensare lezioni di economia politica, se si considera che la strozza stipendi abolita ieri, è stata votata dagli stessi protagonisti che ora tentano di farci credere che l’entrata in vigore di una cantonata, mascherata da soluzione, sia ottima. Ciò sottolinea ancora di più quanto siano dei fantocci incompetenti ad occupare posizioni di potere  all’interno delle strutture istituzionali, costantemente assediate da personalità che fanno della demagogia il proprio punto di forza per distogliere l’attenzione del popolo dalle vere ed impellenti necessità del Paese. E questo vale per tutti, da destra a sinistra passando per il centro, dalla marionetta Letta alla macchietta Alfano, senza dimenticare il dissidente Fassina (imposta unica abrogata, IVA in aumento: sicuri di avere le idee chiare?) e l’integratrice congolese Kyenge, che preferisce soddisfare le richieste dei suoi connazionali fregandosene del popolo che la ospita.

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Insomma, uno scenario biblico stile torre di Babele: parliamo tutti la stessa lingua, ma evidentemente non ci capiamo.

Alex Angelo D’Addio

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Fonte: Identità.com