Lo Scafista

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Oggi il numero di clandestini sbarcati in Italia dall’inizio dell’anno, ha superato la cifra choc dei 20.000 invasori. Ottimo lavoro, frutto della sinergia scafisti-guardia costiera tanto voluta dal governo Kyenge.

Ministro che oggi era in visita dai suoi accoliti in Calabria:
“i migranti si sono lamentati con me per le condizioni in cui vivono”.
Prima li fanno venire, poi si lamentano delle ‘condizioni in cui vivono’. Non vengono scienziati russi in fuga dal comunismo, dove e cosa volete che finiscano a fare, a progettare centrali nucleari? Finiscono nell’ambito dello sfruttamento più abietto e distruggono il mercato del lavoro impedendo la crescita della produttività, fungendo da freno agli investimenti in tecnologie.

Oltre 20mila dicevamo. E il tutto è partito dagli appelli del governo all’accoglienza. Dall’improvvida gira del Papa. Dal miraggio dello Ius Soli. Messaggio raccolto da tutti gli scafisti al di là del mediterraneo.

Ma diciamo le cose come realmente sono, anche rischiando la visita di qualche solerte puliscicessi delle procure: i veri scafisti sono nei palazzi della politica.


Il capo degli scafisti è al Quirinale. E’ lui, il confidente di Mancino, ad avere trattenuto a stento un’erezione senile, alla visione dei quattro sciagurati bagnanti impegnati nel favorire lo sbarco dei futuri aguzzini dei loro figli. E’ stato lui, che sulla carta, dovrebbe essere il ‘supremo garante dei confini della patria’, ad avere annunciato urbi et orbi, il completo smantellamento delle frontiere. E’ lui, che deve essere messo sotto stato di accusa, non, per le piccole faide politiche come vorrebbe Grillo, ma per avere svenduto l’Italia. Prima ai banchieri, poi ai clandestini. Due facce del medesimo obiettivo: smantellare la Nazione. Rendere gli italiani una poltiglia indifferenziata e docile.

Ma ci sono scafisti in ogni ambito della vita politica e civile italiana. Scafisti al governo, Kyenge e Alfano. Scafisti nelle forze armate: i marinai della GC si ostinano a dire che loro ‘obbediscono agli ordini’; è la stessa frase che rimbombava nelle grandi aule di Norimberga. Gli ordini ai quali vi adeguate, equivalgono a rendervi complici e utili idioti del genocidio del vostro popolo.

Perché di genocidio si tratta. Certo, non ci sono uccisioni di massa – anche se ci sono stupri di massa – ma il risultato finale non cambia. Il genocidio 2.0 non arriva al risultato eliminando un popolo, ma diluendolo fino ad estinguerlo per mezzo dell’immigrazione di massa. Che è poi, del resto, la stessa strategia utilizzata dai cinesi in Tibet. Voi complici degli sbarchi, siete dei genocidi.

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La Kyenge ha bene espresso questo progetto, quando ha parlato di ‘ringiovanire la popolazione attraverso l’infusione di giovani africani’. E conoscendo le mattanze commesse nelle zone da cui proviene, chiunque collabori con lei, è un genocida.

La sua stessa presenza in un governo italiano è un’offesa alla dignità del nostro popolo. Alla nostra Storia millenaria.
Perché, se un bianco diviene ministro in Africa, la chiamano ‘colonizzazione’, mentre se la Kyenge diventa ministro in Italia, si parla di ‘integrazione’?

Che poi, che cosa è l’integrazione, se non, in sostanza e senza ipocrisie, la fine di un popolo. Integrare qualcuno, significa perdere se stessi. C’è un’unica soluzione al fenomeno dell’immigrazione: frontiere, rimpatri e identità. Chi parla di integrazione, è dalla stessa parte degli scafisti.

Ogni popolo ha diritto ad una terra dove esprimere se stesso, nostro compreso. E chiunque dica o voglia fare il contrario, dovrà passare su molti cadaveri, forse troppi per riuscire nell’impresa.

Venderemo cara la pelle.

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Fonte: Identità.com