Retata in stile Gestapo in Piemonte, dove agli attivisti no Tav è stata contestata l’accusa di attentato per finalità terroristiche o di eversione e porto d’armi da guerra.
E’ sulla base di questa accusa che la polizia politica, anche detta Digos, di Torino ha effettuato una serie di perquisizioni in abitazioni del capoluogo e della Val di Susa, sequestrando pc, telefoni cellulari, manuali per fabbricare molotov.Gli indagati sono 12 appartenenti a centri sociali.
Nell’ordinanza si fa riferimento agli assalti al cantiere di Chiomonte dello scorso 10 luglio, quando le forze dell’ordine furono costrette a uscire dalle reti del cantiere e colpite con bombe carta.
In Val di Susa il ‘terrorista’ è lo Stato. Non chi vi si oppone.
Ora il fatto è che quando si utilizzano come base per le indagini certi tipi di reato, è molto semplice scivolare verso l’astrazione e contestare reati inesistenti di tipo associativo, solo perché degli individui si organizzano per manifestare o diffondere idee. Lo abbiamo visto nel caso Stormfront, dove la procura di Roma mise in scena una retata trattando alcuni forumisti come membri della Cupola.
Ma l’obiettivo è Grillo. Sarà sufficiente che nei pc degli indagati risultino mail scambiate con attivisti del M5S per contestare ai suoi membri il reato di ‘associazione’ per finalità eversive, e a Grillo affibbiare il titolo di ‘ideologo’ dell’eversione. E chissà, mettere le basi per la messa fuorilegge del MoVimento.