Detroit in bancarotta: la città più africana d’America

Vox
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20130719-000225.jpgDetroit — La città di Detroit ha fatto richiesta di bancarotta. E’ il caso di fallimento comunale più grande nella storia degli Stati Uniti e il segno eclatante del fallimento della capacità degli africano di autogovernarsi.

E’ così che si conclude la trasformazione dell’iconica città dell’industria automobilistica della nazione in un modello di declino urbano, danneggiata nei decenni post-industriali dalla perdita della sua popolazione bianca, e alla sua trasformazione in città prettamente africana. Fatto che è alla radice della diminuzione del gettito e alla base dei problemi finanziari della città.

La petizione per il fallimnto è stata depositata in Corte di fallimento degli Stati Uniti a Detroit.

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L’ufficio del Governatore dello Stato del Michigan – del quale Detroit fa parte – Rick Snyder, terrà una conferenza venerdì mattina presso l’edificio dello Stato. È il luogo stesso dove il governatore ha dichiarato l’emergenza finanziaria per Detroit il 1 marzo.

Una volta la quarta più grande città della nazione, Detroit è stata
un centro industriale con quasi 2 milioni di abitanti. Oggi, dopo mezzo secolo di fuga da parte dei suoi abitanti bianchi e la trasformazione in città quasi totalmente ‘nera’, Detroit è colpita dall’alta disoccupazione e il conseguente crollo di reddito e tasse di proprietà, la corruzione e la cattiva gestione cronica dell’autogoverno africano.

La composizione etnica di Detroit vede i neri oltre l’82%, con i bianchi, gli ultimi rimasti indietro che sono o ricchi delle industrie rimaste o poverissimi e anziani impossibilitati a ‘scappare’, che formano meno del 7% della popolazione.

E’ l’ennesimo esempio che sono gli abitanti a definire una nazione o una città, non la geografia. Se importi africani, rendi la tua città e la tua nazione simile al paese dal quale questi provengono. Detroit è un monito a tutti i fanatici dell’immigrazione e alle teste vuote del “siamo tutti uguali”: non siamo tutti uguali. Detroit ce lo ricorda.