Le vestali della magistratura con un tempismo sospetto hanno agito in sincrono contro la libertà d’opinione e d’espressione. Qualunque sia l’opinione.
Criticò la Kyenge su Fb,condannata leghista
a un anno e un mese di reclusione (pena sospesa)
e all’interdizione per 3 anni dai pubblici uf-
fici Dolores Valandro, l’ex consigliere
di quartiere leghista, a Padova, che su
Facebook aveva detto della ministro
Kyenge “mai nessuno che la stupri”.
Valandro era imputata d’istigazione a
commettere atti di violenza sessuale
per motivi razziali.
Mentre la Kyenge continua impunemente a istigare all’annientamento degli italiani come entità etnica e culturale, i magistrati, che impiegano anni a condannare stupratori e pedofili, condannano una donna per avere scritto una frase su Facebook. Patetici.
Intanto la Procura di Bergamo, che nello stesso giorno ha rimesso in libertà quattro spacciatori marocchini che hanno picchiato e rapinato un ragazzino, si inventa una nuova tipologia di reato.
La ‘diffamazione’ aggravata da odio razziale, una sorta di reato orwelliano. Perché chiamare ‘nano’ B. o Brunetta è cosa buona, segnalara la somiglianza di una congolese con un simpatico primate è ‘odio’.
“Diffamazione aggravata dall’odio raz-
ziale”: con quest’accusa Roberto Calde-
roli è formalmente indagato dalla
Procura di Bergamo per le sue frasi
pronunciate sabato sera a Treviglio sul
ministro per l’Integrazione Kyenge, pa-
ragonato a un orango.
La Procura ha aperto un fascicolo.