WASHINGTON – Con una decisione elitista, la Corte Suprema ha imposto significative, ma incomplete, decisioni, a favore della lobby gay.
La Corte Suprema americana ha abrogato una disposizione di una legge federale – DOMA – che negava i benefici federali – sovvenzioni, pensioni e altri benefici fiscali – alle ‘coppie’ gay ‘sposate’ e, in secondo caso non esprimendosi, ha spianato la strada per la ripresa del matrimonio omosessuale in California che era stato abrogato dopo un referendum popolare.
I giudici hanno emesso due sentenze, entrabe con risultato di 5-4. Nella prima decisione – nella quale i giudici si sono divisi su linee ideologiche, i due giudici italo-americani – Scalia e Alito – hanno votato contro la maggioranza della Corte.
Con la prima decisione, hanno spazzato via il DOMA, una parte di una legge anti-matrimonio gay federale che ha considerava i benefici fiscali solo per le vere coppie escludendo le posticce ‘coppie’ gay.
L’altra decisione è stata tecnico-giuridica. Non ha detto nulla riguardo il matrimonio omosessuale, ma non esprimendosi, ha lasciata in vigore una sentenza di un tribunale californiano che aveva abrogato il referendum ‘Proposition 8’ che aveva spazzato via la legge sui matrimoni gay. Questo risultato probabilmente permetterà ai funzionari statali californiani di ordinare la ripresa dei matrimoni omosessuali nello stato più popoloso della nazione in circa un mese.
Gli Usa sono l’avanguardia del declino.
Solo ieri, la stessa Corte, sempre con decisione 5-4, aveva abrogato una parte di una legge ‘antirazzista’ che favoriva il voto delle minoranze. Generando polemiche a non finire.