Ogni giorno siamo bombardati da informazioni di ogni genere. Alcune ci raccontano cosa succede intorno a noi, altre o forse le stesse modificano poco per volta il nostro modo di pensare. E sono costruite con tecniche pubblicitarie e propagandistiche.
Le multinazionali e la politica ne fanno ampio uso, anche per condizionare il nostro sistema di valori. Uno spettacolo presentato a Torino cerca di svelarle. Ma c’è un modo per difendersi?
È uno spettacolo che fa riflettere, probabilmente unico nel suo genere. Si chiama “Mindshock. Nessuna scelta è libera”. È stato presentato in anteprima martedì sera a Torino, dopo oltre tre anni di preparazione e studi. L’autore è il noto personaggio Marco Berry.
Contrariamente a quello che si può pensare, questo show non è affatto banale ma poggia su un solido armamentario tecnico, spesso conosciuto solo dagli addetti ai lavori. Basato sulle tecniche PNL (programmazione neurolinguistica), su armi persuasive e su messaggi subliminali presenta uno in fila all’altro tutti i mezzi che multinazionali, politica, sette religiose usano per creare il “desiderio del prodotto” e per condizionare le scelte delle persone. Insomma, il caro vecchio “lavaggio del cervello”.
Nella brochure di presentazione si può leggere: “Tutte armi usate per un solo obiettivo: non produrre beni di consumo, ma consumatori”.
Certo, niente di totalmente sconosciuto, ma è inquietante vedere all’opera queste tecniche. Vengono subito in mente i “Persuasori occulti” del saggio di Vance Packard del 1958, le analisi e gli avvertimenti di Chomsky, le teorie della persuasione di Robert Cialdini o le tecniche di marketing di Tom Peters sul mondo alla rovescia e compagnia.
La cosa incredibile è che di solito si pensa che la persuasione sia un metodo lento, di dubbia efficacia sul 100% delle persone. Mindshock, invece, dimostra esattamente il contrario. Fa vedere come sia facile influenzare le persone subito, adesso, in pochi istanti, facendo loro fare esattamente cosa si vuole, anche e soprattutto se credono di pensare con la propria testa.
Anzi, la persuasione gioca proprio su questo, sul fatto cioè che le persone credono di pensare in modo indipendente. Le anticipa, fa loro fare le svolte mentali che servono e le porta ai risultati voluti. E funziona sempre. Sempre.
Lo spettacolo mira a mostrare proprio questo, quanto siamo manipolabili.
E dunque, perché tuttto questo preambolo? Innanzitutto perché spesso ci occupiamo di come le lobby cerchino di influenzare anche il cambiamento dei valori morali. Poi perché lo spettacolo di Berry fa riflettere, accidenti. Pone di fronte una domanda immediata: c’è qualcuno che sta usando la mia testa?
Proviamo ad applicare il “Mindshock” alla situazione attuale. In un momento in cui il neoliberismo sta occupando aree politiche consistenti, è bene porsi interrogativi di questo tipo. Al di là della abusata “propaganda”, siamo in un periodo in cui separare economia e politica è sempre più difficile.
Qui ci sono almeno due riflessioni da fare.
Uno. Nell’era del consumo, le multinazionali hanno scoperto un potenziale enorme. Hanno capito che collegando un oggetto ad un valore morale non solo lo si vende molto meglio, ma si è in grado di condizionare la ricezione di quel valore. Nel momento in cui consumiamo quel prodotto, nello stesso tempo consumiamo quel valore e siamo più disposti ad accettarlo. Specie se collegato alla libertà, al divertimento, ad un futuro migliore e via così. A sua volta questo può essere un business da vendere alle lobby. Se un gruppo di pressione vuole diffondere la propria ideologia non c’è un modo migliore.
Si facciano i dovuti raccordi su quante volte un marchio di moda si è associato ad un’ideologia e si capirà bene dove si può andare a parare.
Due. La politica sa che il consumo distrae. Non potendo attualmente garantire un consumo legato alla spesa, ai soldi che i cittadini non hanno più, fornisce sempre più spesso dei valori da consumare. Ma, attenzione, sono solo percorsi mediatici per distrarre l’attenzione dai problemi veri.
Anche qui, molto spesso la gente percepisce che alcuni dibattiti che vanno avanti settimane non sono realmente necessari, che i “problemi sono altri”. E infatti sono abili manipolazioni per spostare l’interesse verso aree più generiche. Sarebbe interessante vedere quante volte le grandi riforme sociali e morali sono avvenute in tempi di crisi economica. E se le crisi economiche, specie quelle attuali, fossero indotte proprio per produrre riforme prima inaccettabili all’opinione pubblica?
Dunque, c’è un modo per difendersi? In fondo questi prodotti sono ovunque, le loro immagini collegati a valori anche. Stanno nelle strade, nei giornali, nei luoghi di ritrovo, in casa nostra, nelle nostre tavole. Si tratta di un qualcosa di “totale”.
Probabilmente l’unico modo per affrancarsi è la consapevolezza di ciò che sta avvenendo. È di capire che ci sono oggetti che si possono comprare e che ci sono valori che non si possono vendere. Soprattutto è prendere atto che un oggetto è tale per via della sua fisicità, mentre il valore lo è in quanto radice dell’essere umano.
Non facciamo confusione. Una volta svenduto un valore, non possiamo ricomprarlo con i saldi di fine stagione.
E a forza di perderne, diventiamo sempre più manipolabili.
Diventiamo anche noi degli oggetti.
Davide Greco