Blatter e il ‘dio” calcio: business is business

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SAN PAOLO – Il presidente della Fifa, Sepp Blatter – antirazzista per motivi di business – ha minimizzato le proteste in Brasile per i soldi spesi nella Confederations cup e per organizzare la Coppa del mondo 2014. “Il calcio è più forte dell’insoddisfazione popolare. Ho detto al presidente Dilma Rousseff e al ministro dello Sport di proseguire. Quando il pallone comincerà a correre, la gente capirà”.

Vanno nella stessa direzione le parole del rappresentante brasiliano della Fifa, e vice presidente della Confederazione calcistica brasiliana (Cbf), Marco Polo Del Nero, a proposito delle proteste per l’aumento dei prezzi in Brasile, dopo le spese legate alla ristrutturazione degli stadi. “Abbiamo milioni di persone che stanno lavorando e altre che vogliono far loro del male. La polizia è preparata, non ci possono essere modifiche al programma. Per la Coppa del mondo 2014 sarà diverso: è un evento globale. Tutti faremo il tifo per il Brasile”, ha detto Del Nero. Il presidente della Cbf, José Maria Marin, ha infine riconosciuto che le “proteste non violente devono essere rispettate. In una democrazia fanno parte della normalità”.

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L’arroganza. Il calcio è ormai un business e il nuovo oppio dei popoli. Si vuole utilizzarlo in funzione ‘prozac’

Intanto il governo socialista brasiliano ha deciso l’impiego della Guardia nazionale, che verrà schierata nelle città che ospitano la Confederations Cup, per reprimere le manifestazioni di protesta contro l’organizzazione del Mondiale 2014.

Lo spettacolo deve, assolutissimamente deve, andare avanti. I popoli non contano nulla. E, semmai, ‘un pallone e la gente capirà‘.