Islam: dalle moschee di Genova al terrorismo in Siria

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Ci vuole una moschea a Genova. Ci vogliono moschee in tutta Italia. Sennò gli imbecilli alla Giuliano D., italiano, come fanno ad entrare in contatto con gli estremisti islamici, venire reclutati e con loro organizzare attentati?

Secondo il Giornale, la presenza del rinnegato Giuliano D., genovese, in Siria, viene confermata anche da Hamza Roberto Piccardo, dirigente del gruppo estremista Ucoi (Unione comunità islamiche) anche lui noto rinnegato è di origini liguri. «Ho chiesto ai miei contatti e risulta effettivamente che uno di Genova si trovi in questo periodo in Siria, ma non sappiamo cosa gli sia successo» racconta dopo 24 ore di verifiche Piccardo. E quando il Giornale gli chiede se fosse veramente lì a combattere si mette a ridere. «Pensate ci sia andato in vacanza?». Che contatti ha, Piccardo, con i terroristi ceceni e di altre estrazioni – moltissimi gli immigrati di seconda generazione partiti dall’Europa – sarebbe interessante indagarlo. Visto che l’Ucoi è la longa manus dell’estremismo wahabita saudita in Italia. Ed è dall’Ucoi che proviene il parlamentare marocchino del Pd.

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La tragica morte di Giuliano D. ci ricorda non solo quanto sia vicino a noi il conflitto siriano, ma anche i rischi che l’attrazione fatale esercitata sui musulmani residenti nel nostro paese ce li restituisca trasformati in combattenti fanatici, capaci non solo di adoperare armi ed esplosivi, ma pronti anche a minare la sicurezza interna del nostro paese. È già successo ai tempi della guerra di Bosnia quando dalla moschea di Milano partivano i volontari decisi ad aggregarsi alla Brigata internazionale jihadista in lotta con i serbi. Dai campi di battaglia bosniaci tornarono molti dei militanti che avrebbero trasformato la moschea di viale Jenner in uno dei capisaldi europei di Al Qaida.

Oggi, oltre a Giuliano D., sono passati per i campi di battaglia siriana, secondo fonti de il Giornale, almeno altri 20 jihadisti tenuti sotto stretto controllo dai nostri servizi segreti. A differenza del caduto genovese sono in gran parte immigrati di fede islamica arrivati in Italia da paesi arabi e del Maghreb, ma tutti avrebbero all’attivo almeno una trasferta a fianco dei ribelli anti Assad. La pericolosità di questa ventina di reduci jihadisti va considerata anche all’interno di un contesto europeo dai numeri assai più elevati ed assai più inquietanti. Secondo Gilles de Kerchove, responsabile delle politiche anti terrorismo dell’Unione europea, gli europei che hanno combattuto in Siria sono circa 500. Stando ad un rapporto del King’s College di Londra i reduci originari di 14 paesi europei sono invece oltre 600 e rappresentano tra il 7 e l’11 per cento di una legione straniera islamica che conta dai 2000 ai 5mila volontari. Il contingente più elevato risulta quello ‘britannico’ con effettivi che variano fra i 38 e i 134 combattenti. Subito dopo arrivano il Belgio, la Francia e l’Olanda con 107, 92 e 84 volontari nei momenti di massimo affollamento.

Del resto non sono forse i terroristi che vengono armati da Obama e dai paesi europei? Non torna tutto?