Zucche vuote: Luca Zaia

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“Sollevo il tema dei bambini che sono nati qui e vanno a scuola qui – ha detto – sui quali un ragionamento al di là dello ius soli debba essere fatto anche perchè spesso parlano il dialetto quasi meglio di me. Sono bambini che in molti casi hanno identità veneta e non quella del Paese d’origine della loro famiglia, cosa che è accaduta spesso ai nostri emigranti”.

Zaia. Prima venne il Mc’Italy, poi le cene al ristorante cinese – lui, che parlava di cucina e agricoltura italiana – ora lo Ius Sola.

Cadono le braccia. Ecco perché l’Italia va a rotoli. Un consiglio a Zaia: non si avventuri in ragionamenti che non è in grado di affrontare. E poi stop all’ipocrisia: inutile dire ‘al di là dello Ius Soli’, quello di cui parla è proprio Ius Soli. Cha avvenga ad un secondo dalla nascita o dopo uno o dieci anni, non cambia la sostanza.

Pensare che l’identità sia ‘parlare un dialetto’, è qualcosa che definire demenziale è poco. Un pappagallo che imita l’uomo è ‘umano’? No. E così un italiano che impara il cinese non diventa cinese. Mima il comportamento dei cinesi. E’ questa la sostanza, ed è prima culturale che politica: lo Ius Soli si combatte alla radice, i pragmatici alla Zaia, si occupino di asinelli.

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E poi, ancora una volta, gli italiani sono andati in continenti disabitati, in luoghi senza un’identità propria. Lì, ognuno, era straniero. Ognuno ha portato la propria identità.
Non di meno, faccia un viaggio in Argentina, Zaia, e veda quanto i Veneti che lì abitano hanno dimenticato della propria terra.

NO IUS SOLI:

http://www.leganord.org/index.php/aderisci/dillo-alla-lega2

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Fonte: Identità.com