I moralisti 60enni di Repubblica, che fanno i cascamorti con le veline

Vox
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Sempre in prima linea contro l’utilizzo del “corpo delle donne” in tv, sempre pronti a scovare l’ultimo “scoop” sulle abitudini del “focoso” B.; ma come si comportano poi i “big” del quotidiano “la Repubblica”? Se l’è chiesto Gian Paolo Serino, ex penna del giornale dell’elusore fiscale, oltre che di altre pubblicazioni del gruppo l’Espresso ( sempre dell’elusore). Da qui,  l’idea di fingersi una velina.

Tutto parte dalla delusione che Serino ha ricevuto dal giornale:

“Inizialmente ero un giovane virgulto del giornalismo, e  credevo che Repubblica fosse il top della trasparenza. Poi vari episodi mi convinsero che scrivere per Repubblica non era scrivere per un quotidiano, ma indossare una divisa: quella dei Repubblichini.”

Che il giornale di un mega evasore fiscale, possa essere il top della trasparenza, è in effetti difficile da credere.

“Il mio rapporto con Repubblica si deteriorò, fino al mio vaffanculo, quando proposi un inedito che Claudio Magris, storica firma della testata concorrente “Il Corriere”, mi aveva concesso a disposizione per “Repubblica”. Ricordo ancora le parole di Dario Cresto-Dina, vicedirettore di Repubblica: “Ma dopo loro cosa dicono?”. Io giovane cronista culturale credevo ancora ingenuamente in una concorrenza di firme e di contenuti, non in un’unicità culturale condominiale”

Benvenuto tra i consapevoli, verrebbe da dire.

Comunque, deluso dal giornale, e incuriosito dalla morbosità con cui Repubblica si poneva circa il rapporto col sesso di B., Serino decide per lo scherzo: si fingerà Costanza Caracciolo, ex velina bionda di Striscia.

“E guarda caso chi è stato il mio corteggiatore più accanito e spregiudicato? Ma certo! Dario Cresto-Dina,  integerrimo vicedirettore 60enne (quasi l’età di Berlusconi) che alla finta Costanza (io) ha inviato messaggi e mail di ogni genere: da “Ti guardo in tivù ogni sera” a “Vieni a Roma che Ti regalo una copia originale di Pavese”, da “Sei splendida” ad altri corteggiamenti qui non riportabili.”

Dario Cresto-Dina, qualcuno se lo ricorderà come il comprensivo “confessore di Veronica Lario”.

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“Qualcuno forse  dirà che il mio comportamento non è stato deontologicamente corretto (spacciarmi per un’altra persona), ma quanti cronisti di Repubblica l’hanno fatto? 

Io ho solo messo a frutto la lezione: con l’aggravante che non mi sarei mai aspettato che i Soloni contro l’uso del ‘corpo delle Donne’, 60 enni che dovrebbero aver raggiunto la pace dei sensi, ammiccassero  a 20enni veline, colpevoli in pubblico di sfruttare il corpo delle donne, ma in privato oggetto di ogni ammiccamento. 

Le mail e i msg sono a disposizione di chiunque le voglia vedere. Ma in una società davvero civile queste persone (non le veline) dovrebbero dare le proprie dimissioni. Troppo facile scambiare la morale con il catechismo. E parlare onanisticamente di sfruttamento del corpo delle donne mentre con una mano si scrivono articoli da Soloni della moralità, e con l’altra mano…”

Con l’altra mano, evitiamo di specificare.

 

Personalmente, non ci sorprendiamo per nulla che i “big” di un giornale “libertino” come Repubblica, non si facciano “scrupoli” a fare i cascamorti con una 20enne. Il loro pubblico appoggio a certe cause, è solo una scelta ideologica dettata dal fatto che l’area “progressista” italiana, sul tema del “corpo delle donne”, non è in realtà “progressista”, in quanto  influenzata dalle  posizioni della vecchia sinistra ( quella pre ’68), che trovarono sfogo nella Legge Merlin.
Difatti nell’Olanda, il paese d’oro per i “liberal” come i “repubblichini”, le prostitute le piazzano ( e si piazzano)  in vetrina, e nessuno dice nulla; tanto meno i “progressisti”.