Grasso e i Gulag, una storia d’amore

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Il presidente nominato del Senato, Grasso, ha definito “malati” gli “omofobi”. E’ lo stesso termine usato dagli stalinisti con i dissidenti, erano “malati” e allora finivano nei Gulag per essere “curati” della loro “malattia”.

Malattia che era, come in questo caso: dissenso all’ordine costituito.

Ma il problema di Grasso è che questa “malattia” è molto diffusa, e i “malati” sono un po’ troppi per essere messi nei Gulag ed essere ri-educati alla dottrina omosessualista. Così, a spanne, credo sarebbe numericamente più semplice metterci i “sani secondo Grasso”.

Emerge quindi un problema di rappresentanza. Le tre cariche rappresentative della Repubblica, Napolitano-Grasso-Boldrini, non rappresentano affatto il pensiero comune. Ma soltanto quello di una piccola minoranza.
E’ inconcepibile che la visione che la maggioranza degli italiani ha della morale e della vita pubblica, non trovi rappresentanza e venga svilita e anche sbeffeggiata da questi tre individui che hanno preso la democrazia in ostaggio.

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Un marziano che sbarcasse in questi giorni a Roma, una volta tornato a casa, sempre che gli zingari non gli rubino l’astronave, darebbe conto di un paese unanimemente a favore dei matrimoni omosessuali, della cittadinanza a persone e oggetti e fanatico dell’euro. Ci troviamo quindi in una situazione di un paese che pensa e vuole una cosa, e dei suoi vertici – vertici per modo di dire – istituzionali che ne pensano e ne vogliono una opposta.

Io, questa, la chiamo dittatura. Se poi la accompagniamo al coretto mediatico che intona sempre le stesse canzoni, il totalitarismo è servito.

Ps. Abbiamo parlato di “omofobia”. Ma questo termine descrive un fenomeno inesistente, un po’ come il “femminicidio”. Non esiste nessuno che abbia “paura” degli omosessuali. Esiste semmai un profondo disagio dei normali davanti all’ostentazione di una pratica che – si mettano l’animo in pace – riguarda un’infima minoranza.

Questo disagio – ad esempio nel vedere due omoni che si sbaciucchiano – è profondamente naturale e risponde ad un’ovvia caratteristica evolutiva del maschio non omosessuale. E’profondamente naturale provare “schifo”, vedendo due uomini scambiarsi effusioni, è anormale chi non lo prova. Questo non significa aggredirli, ma significa anche che la microminoranza gay dovrebbe rispettare la maggioranza normale, evitando di ostentare atteggiamenti che a questa creano un naturale disagio. E’ tempo che la maggioranza ri-prenda in mano il destino del paese, il silenzio non paga nel baccano continuo delle minoranze iper-attive.

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Fonte: Identità.com