L’esclusività conta

Vox
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Tutti i ricchissimi del pianeta vogliono una Ferrari,  e siccome uno dei fenomeni della Globalizzazione è l’aumento costante di entrambi – ricchissimi e poverissimi – sempre più persone possono permettersene una. Così l’azienda è preoccupata che il marchio possa perdere il suo appeal come simbolo di lusso esclusivo. Di conseguenza,   scalerà la produzione sotto le 7.000 unità quest’anno, rispetto ai  7.318 veicoli prodotti l’anno scorso.

Per Montezemolo “l’esclusività della Ferrari è fondamentale per il valore dei nostri prodotti,” ha dichiarato ai giornalisti presso la sede dell’azienda a Maranello. ”Noi non vendiamo un prodotto normale. Vendiamo un sogno”. Va bene, qui sembra Briatore, ma il succo del ragionamento è corretto.

Le vendite sono aumentate del 4% nel primo trimestre, a 1.800 unità.

Nel primo trimestre dell’anno i ricavi sono cresciuti dell’8% a 551 milioni di euro, producendo un guadagno netto del 42% maggiore rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.

Perché commentare questa notizia? Perché generalmente l’idea che una cosa che conta vada protetta rendendola “esclusiva”, viene tacciato come “razzismo”. In questo modo rovesciato chi pensa si debba proteggere il nostro benessere – che in una realtà con risorse limitate dipende fortemente dal numero di chi ne usufruisce – dalle minacce esterne, è cattivo e insensibile. Però, poi, gli stessi che accusano i patrioti, applicano queste tesi al loro business.

Perché tutti sanno che l’esclusività rende le cose e i luoghi – in parte anche le persone – più preziosi. Eppure, questo non deve valere nel campo dell’immigrazione: in quel caso, più individui – in gran parte qualitativamente scarsi – vengono, e meglio è, secondo la propaganda. Propaganda che, inutile dirlo, è controllata dagli stessi che fanno affari con l’esclusività. E il motivo è semplice: non è un problema loro. Essi hanno la certezza di “sfuggire” all’integrazione mandando i loro figli a scuole private, usando l’autista e non i mezzi pubblici, curandosi in cliniche private e non ospedali, vivendo in ville circondate da muri e non in quartieri multietnici. Loro, l’esclusività del benessere perduta dai propri connazionali, la conserveranno lo stesso. Anzi, per certi versi il loro benessere si accrescerà. E lo farà grazie a una moltitudine di manodopera low-cost, che potranno sfruttare nelle loro fabbriche e nelle loro tenute.

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Quindi, quando vedete i tipi alla Montezemolo – tra l’altro sponsor politico di Riccardi, chissà come mai – decantare le bellezze dell’immigrazione, sapete a cosa si riferiscono. E quando li sentite sgridare il vostro egoismo di “ricchi italiani” egoisti, perché non volete dividere il vostro benessere con mezzo mondo, saprete che fare il vostro interesse è un vostro legittimo diritto. E che quella che i media vi spacciano come “giustizia”, altro non è che l’interesse dei ricchi. E’ sempre così nella Storia: i potenti, riescono a vendere al popolo, attraverso l’uso dei media di ogni epoca, ciò che è il loro interesse come “ciò che è giusto”.

Invece ciò che non è giusto, è che l’esclusività sia limitata ad un numero ristretto di ricchi, mentre il resto della popolazione viene abbandonato all’esperimento multietnico dell’integrazione. Perché statene certi, chi soffrirà della concorrenza degli immigrati, non sarà Montezemolo, saranno i più poveri tra noi. Saranno i malati, saranno gli anziani, saranno le famiglie povere, saranno i pendolari, saranno gli invalidi. Perché le risorse rimarranno le stesse – bene che vada – mentre chi ne usufruirà aumenterà.

L’immigrazione è questo. E’ il ricco che abbandona il connazionale povero o ex-benestante nel mare magno dell’integrazione. E’ già avvenuto in Sud Africa, dove i ricchi dell’apartheid sono rimasti ricchi, sono ancora più ricchi, e la classe media è dovuta fuggire. I poveri non sono neanche potuti fuggire, sono stati fagocitati dalla marea nera. Se volete questo, non ribellatevi.

In tutte le culture, i luoghi speciali – che siano fisici o metafisici – sono per pochi. E più preziosi sono, più sono esclusivi. Lo stesso termine “paradiso”, deriva dal termine avestico pairidaeza che significa “luogo recintato” e che viene dal sanscrito “paese supremo”: perché ogni cosa che conta, deve essere protetta. Un muro deve difenderla: perché altri la vorranno per sé.

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Fonte: Identità.com