Daily Telegraph: “l’immigrazione ha distrutto l’Inghilterra”

Vox
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Dopo il Financial Times, un altro importante giornale inglese, il Daily Telegraph, scopre e spiega come l’immigrazione sia un fenomeno dannoso. Visto che nessun giornale italiano proporrà la notizia, vi presentiamo noi la traduzione. Perché quello avvenuto nel Regno Unito, è quello che sta o potrebbe avvenire in Italia. Quindi, capire l’eziologia del male e diffonderne a più gente possibile la conoscenza, è fondamentale per evitare che questo si ripeta.

Si tratta di uno degli esempi più sorprendenti di sconnessione tra governanti e governati nella memoria recente (perché non conosce l’Italia ndr).
Andato al potere con Tony Blair, il partito laburista spalancò le porte della Gran Bretagna a un’ondata senza precedenti di immigrazione di massa, trattando poi con altezzosa indifferenza le denunce di coloro – i più poveri – che si sono trovati incapaci di far fronte al flusso dei nuovi arrivi. Anche ora, la rabbia per l’immigrazione ha un ruolo potente nel successo del Ukip nelle elezioni locali di pochi giorni fa, con i suoi candidati che condannano le regole dell’Unione europea sulla libera circolazione che presto permetterà a bulgari e rumeni di unirsi le loro vicini dell’Europa orientale nel mercato del lavoro britannico.
Una delle più ovvie critiche all’immigrazione di massa, ora ampiamente accettata, anche se tardivamente, è che maggiore è il volume dei nuovi arrivati, più difficile è integrarli. L’ultima ricerca Demos avvalora questa paura. Mostra una costante “fuga dei bianchi” da aree in cui i britannici indigeni si ritrovano ormai circondati da nuove comunità di minoranza. Infatti, secondo l’ultimo censimento, il numero di cittadini britannici bianchi a Londra è crollata di 600.000 unità nel 2011 rispetto al 2001 – l’equivalente di una città delle dimensioni di Glasgow – anche se la popolazione totale della città è aumentato di quasi un milione. Nelle zone abbandonate dagli autoctoni – quelli che hanno potuto, anzini e poveri rimangono prigionieri in quartieri degradati -, le minoranze sono diventate più concentrate e più isolate, aumentando il rischio – come David Goodhart, direttore di Demos, mette molto delicatamente – di avere poco “familiarità con i codici culturali della maggioranza”.
Nelle parole di Trevor Phillips, l’ex presidente della Commissione Uguaglianza e Diritti Umani, questo non è “una buona notizia per la causa dell’integrazione”.
Basta guardare ai ghetti di Parigi per vedere cosa succede quando gli immigrati sono incoraggiati a costruire una vita ai margini dell’economia e della società, e permettendo loro di raggrupparsi.

La recente impennata dell’immigrazione ha messo sotto pressione non solo i servizi pubblici, ma il tessuto stesso della società. Che tanti cittadini britannici siano “in fuga”, suggerisce che i politici non hanno ancora fatto i conti con le profondità dell’inquietudine del pubblico, e non hanno fatto abbastanza per rassicurarli che le cose saranno diverse in futuro. http://www.telegraph.co.uk/comment/telegraph-view/10040664/Mass-immigration-has-left-an-alarming-legacy.html

L’Inghilterra siamo noi tra vent’anni. Il risultato dell’immigrazione è divenire prigionieri in casa propria. Un primo esempio di quello che avviene a Londra ce l’hanno servito imponendo di forza un immigrato nel governo.

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E’ solo l’inizio. Ma l’esito di tutto ciò dipende solo da noi. Dipende se saremo pronti a ribellarci e a non lasciarci anestetizzare come si sono fatti anestetizzare i nostri amici inglesi. Oggi, forse, l’Inghilterra è già perduta, l’Italia non lo è. Ma la guerra è qui, ora. E noi, voi che state leggendo, siamo l’ultima generazione a poter opporsi a questo che, altrimenti, sarà un sovvertimento della società. La prossima generazione sarebbe talmente “bastarda”, da non essere nemmeno più in grado da riconoscere l’esistenza di un’identità da difendere. Quest’identità da difendere, semplicemente non ci sarebbe più: scomparsa e fagocitata nel “meticciamento” della società.

Preparatevi, perché i tempi stanno accelerando. E la Resistenza Nazionale vi chiamerà alla mobilitazione. A quel punto non sarà possibile dire “non sono pronto”, perché chi non sarà uno dei nostri ad un crocevia decisivo della storia, sarà complice dei nemici della nostra terra.

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Fonte: Identità.com