Come i media trasformano il reato di un immigrato in “femminicidio”

Vox
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Spiazzati – solo i pennivendoli possono essere spiazzati dalla realtà che li circonda – dall’ennesimo brutale scannamento di una ragazza italiana da parte di una “risorsa”, e a differenza di altre volte, potendo a malapena nascondere la notizia nelle pieghe della loro falsa informazione, hanno cercato di attutirne l’effetto sull’opinione pubblica in un modo più subdolo: FEMMINICIDIO! Roba da ricovero coatto, ma tale è il livello del giornalismo italiano.

Hanno così massaggiato la notizia cercando di inserirla in altre notizie tutte scorrelate tra loro, come la tragedia familiare di Bari dettata da una disperazione che è spiegabile solo psichiatricamente e che, del resto, il caso di Bergamo insegna, colpisce sia uomini che donne.
Così il Corriere della Sera, giornale che sopravvive solo grazia alla respirazione bocca a bocca delle banche, ieri, aveva in prima pagina il titolo “Tre storie. Ilaria e le altre. Una strage quotidiana di donne”. Sotto, un pezzo firmato da Giusi Fasano. Incipit: “Siamo tutte Ilaria, Alessandra, Chiara, uccise nelle ultime 48 ore”.
Come se vi fosse una qualche relazione tra lo scannamento della povera ragazza di Castagneto Carducci e una vicenda psichiatrica di una famiglia distrutta. Sono avvoltoi, non giornalisti.

Si cerca di nascondere l’emergenza sociale portata dall’immigrazione attraverso il suo occultamento nel falso fenomeno più generale di un inesistente “femminicidio”. Inesistente, perché lo è nei numeri statitistici: l’Italia è il paese europeo nel quale, al netto dei reati commessi da immigrati, le donne sono più al sicuro.
Ma, ovviamente, la percezione della realtà la creano i media di distrazione di massa.

C’è ad esempio l’idea bizzarra – simile a quella che vorrebbe punire chi picchia un omosessuale più di quanto non è punito chi aggredisce una persona normale – di coniare un nuovo reato, il “femminicidio” da considerarsi più grave del comune omicidio. In altri termini, esemplificativi: uccidi un uomo o un bambino? 20 anni di reclusione; fai fuori una signorina o una signora? 30 anni. Una idiozia degna di menti malate.

Sarebbe in pratica introdotto il principio che le persone non sono tutte uguali: che uccidere un ragazzo non ha lo stesso valore di uccidere una ragazza, che uccidere una bambina merita un reato maggiore rispetto all’uccisione di un bambino. Un obbrobrio morale. Oltreché inutile dal punto di vista della prevenzione.

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Perché? Perché i delitti in Italia, grazie alla componente italiana dei reati (peraltro vengono uccisi più uomini che donne, ma questo è normale vista l’ovvia incidenza della criminalità) sono in costante discesa, non ostante l’aumento di quelli commessi da immigrati. Gli omicidi volontari nel quadriennio 1993-1997 furono in media 3.819. In quello dal 1997 al 2001 furono 3.215. E in quello dal 2001 al 2005, 2.740. Negli anni successivi si è mantenuta la tendenza verso il basso. Se escludessimo gli omicidi commessi dalle “risorse”, questa tendenza sarebbe ancora più marcata. Sono dati del Ministero degli Interni.

Sui circa 18mila arrestati ogni anno, 10mila sono stranieri. Circa il 60% a fronte di una popolazione di circa il 7%. Sono dati del ministero della Giustizia. E se escludiamo i reati che non sono certo di emergenza sociale, come quelli finanziari, l’incidenza della componente di arrestati immigrati rispetto a quella italiana è ancora più forte.

Quindi, in Italia esiste un’emergenza immigrazione. Un’emergenza dettata dai reati commessi dai protetti della Boldrini e dai futuri ministri della dis-integrazione. I media e i politici cercano di rovesciare la frittata.
Per questo sono tanto infastiditi da siti d’informazione come tuttiicriminidegliimmigrati.com, perché questi rendono la loro disinformazia impossibile.

Se veramente si vuole mettere fine alla mattanza di donne – ma anche di uomini e bambini – si blocchi l’immigrazione. Si evitino gli indulti. Si espella chi deve essere espulso. Si tenga in carcere chi si manda ai domiciliari. E non si inventino ridicole e bizzarre nuove fattispecie di reato che solo menti patologicamente danneggiate dall’uso eccessivo di oppiacei o anabolizzanti possono concepire.

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