L’America di Obama: sesso tra detenuti e guardie carcerarie, uno ne mette incinte quattro

Vox
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Ormai gli Usa sono un paese del terzo mondo, inevitabile quando la tua popolazione somiglia sempre più a quella di un paese del terzo mondo. Perché la qualità di una nazione è data, ceteris paribus, da chi la abita. Se porti i keniani e i messicani in America, questa si trasformerà in un mix tra i due paesi. Solo chi nega l’evidenza delle differenze umane può credere il contrario.

E così si è scoperto che una prigione di Baltimora nel Maryland – città per il 70% non bianca, e in America i centri correzionali sono sotto la dipendenza dei comuni a differenza delle prigioni federali – era gestita da un gruppo di detenuti membri di una gang, con la complicità delle guardie. Non solo, in ossequio al politicamente corretto che asserisce l’intercambiabilità tra gli individui, e la indifferenza di genere, le guardie responsabili del carcere maschile erano di sesso femminile. In pratica, più che una prigione un bordello.

I procuratori federali hanno scoperto che 13 di queste guardie femminili corrote, sette detenuti e altri cinque con legami della banda contrabbandavano droga, cellulari e altro materiale nella prigione di Baltimora e in altre strutture di correzione.

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Secondo gli investigatori poi, i membri della gang criminale di negri – la Black Guerilla Family – intrattenevano rapporti sessuali con alcune delle guardie corrotte che erano anche loro parte della gang. Non solo, il capo della banda ha addirittura messe in cinte quattro delle tredici guardie. In pratica attiravano e convincevano ad unirsi alla gang, guardie carcerarie femminili che avevano ‘bassa autostima’

Nella foto White, 36 anni e capo della gang, è così il presunto padre di cinque figli avuti con quattro guardie femminili, che sono state identificati come Jennifer Owens, 31, Katera Stevenson, 24, Chania Brooks, 27 anni, e Tiffany Linder, 27. Pur non essendoci foto delle  guardie – tra l’altro incredibilmente non licenziate(!) – i nomi e i cognomi ne indicano piuttosto chiaramente l’identità etnica.

Nemmeno Bogotà all’epoca di Pablo Escobar aveva prigioni totalmente in mano ai detenuti.