Oramai non passa giorno, senza che qualcuno venga condannato per aver professato un’idea.
Questa volta è il turno di tale Paolo Sizzi, condannato per alcuni post pubblicati su due blog dei quali era amministratore, perché avrebbe commesso i reati di: “istigazione all’odio razziale”, e “vilipendio al presidente della Repubblica”.
La sfacciataggine della magistratura procede ormai senza freno inibitorio alcuno: non si contano più inchieste e condanne per l’aleatorio psicoreato di “vilipendio”, nei confronti dell’indegno presidente della Repubblica in carica da più di 7 anni, o per l’ altrettanto aleatorio psicoreato di “istigazione all’odio razziale”. Da vera forza conservatrice e garante del sistema, la magistratura protegge gli interessi dei poteri oligarchici ( di cui è degna rappresentante), e delle varie “associazioni antirazziste” , “grasse” aldilà del lecito e dell’illecito.
Bisogna amare Napolitano, e ancor di più, bisogna amare l’immigrazione; non è concesso andare fuori dai ranghi.
E l’evidente “Pensiero Unico” che si vuole imporre con martelletti e toghe anacronistiche, si palesa anche nella particolare condanna inferta al Sizzi: oltre ad un anno di reclusione, un anno di “lavori socialmente utili, a favore degli emarginati”, da svolgere presso l’ennesima Onlus ( quali sono gli “emarginati” per eccellenza per tali onlus, non c’è bisogno di ricordarlo). Insomma, tu non vuoi l’immigrazione, e noi ti obblighiamo ad “accudire” certi “emarginati”, così magari con la violenza psicologica che ti facciamo, ti passano certe idee e inizi a “ragionare” come piace a noi.
Del resto, in ogni totalitarismo che si rispetti, la rieducazione degli “eretici” è molto importante; e ce lo ha ricordato ieri anche la giunta pisapia, con i fondi stanziati per costruire centri, che educhino la gente a comprendere la fortuna di vivere vicino ad un campo rom…
In tutto questo, il solito silenzio dei media di distrazione di massa, impegnati nella loro cronaca minuto per minuto dell’elezione del prossimo nullafacente al Quirinale.