Sembrerebbe una procedura normale in democrazia, ma la Ue ha poco a che vedere con la democrazia. Quindi la notizia che, secondo il procuratore generale Petros Clerides, il parlamento cipriota deve poter dire la sua sull’accordo, che infliggerebbe enormi perdite sui depositanti presso Laika e bank of Cipro ha colto di sorpresa e “infastidito” gli eurofanatici.
Anche perché non è chiaro se il governo può ottenere una maggioranza per approvare il “salvataggio”, mentre la furia popolare incombe.
Intanto la Chiesa ortodossa di Cipro si aspetta di perdere nel prelievo forzoso europeo circa €100m, paralizzando la sua beneficenza.
Comunisti e socialisti sono stati veementi critici del salvataggio, a differenza di quelli Italiani così adoranti la Ue.
Il Verde George Perdikis ha detto che la posta in palio è la libertà di Cipro e che voterebbe contro per difendere la “libertà” del suo paese. “È un crimine consegnare Cipro nelle mani della troika e permettere che diventi una colonia”.
Il Parlamento cipriota aveva già rigettato il piano originale per un prelievo sui depositi garantiti al di sotto di €100.000, poi riformulato e approvato senza voto del Parlamento. Un nuovo rifiuto dell’accordo finale esaurirebbe la pazienza di Berlino e Francoforte. Il paese sarebbe costretto – per sua fortuna – fuori dall’euro entro pochi giorni.