La Toscana spende 240mila euro per insegnare ai trans come cambiare sesso

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Nuova perla dall’amministrazione regionale toscana guidata da Rossi: 240.000 euro per insegnare ai transessuali come cambiare sesso.
La stessa regione che taglia le risorse per le autoambulanze è riuscita a spendere, nell’ultimo anno, la cifra monstre di 240mila euro per l’istituzione di un consultorio per transessuali nella Asl 12 con ben sette dipendenti che in un anno avrebbero “generato” 370 ore di consulenza a 135 trans. La stragrande maggioranza dei quali, immigrati.

Un rapido calcolo: 240.000/370 ed ecco che ogni ora è costata al contribuente toscano circa 650 euro.

Un altro rapido calcolo: 240.000/135 e scopriamo che una singola consulenza è costata quasi 1.800 euro! Quindi, per dire ad ogni trans come cambiare sesso, la Regione Toscana ha speso un piccolo patrimonio, tanto valeva operarli in loco.

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Significa che due/tre ore di consulenza da parte dei dipendenti dell’Asl assunti a questo consultorio, sono costate la bellezza di 1.800 euro: circa 650 euro all’ora! Nemmeno un’ora di psicanalisi con mr. Freud costerebbe tanto.

Ma attenzione, sbaglieremmo a derubricare tutto questo a mero autolesionismo e adorazione dell’ennesima minoranza. Certo, questa è una componente essenziale, ma c’è anche la solita dose di clientelismo para-mafioso che contraddistingue la gestione della cosa pubblica in Toscana. Lo stesso clientelismo che abbiamo visto nell’affaire Mps. Perché quando si spendono 1.800 euro a consulenza per due ore  e mezza di colloquio con un trans, significa che il 99% di quei soldi sono stati “regalati” agli amici degli amici: in Toscana il sistema del voto clientelare si sostiene in questo modo.

 




9 pensieri su “La Toscana spende 240mila euro per insegnare ai trans come cambiare sesso”

  1. “È giunto il momento di mettere a nudo l’inganno”: “è pura follia continuare ad avallare una procedura chirurgica, fallimentare e causa di grandi sofferenze, come risposta a un disturbo che è di natura psicologica”. “Un uomo sottoposto a terapia ormonale e intervento chirurgico non diventerà mai una donna: non è possibile. Le donne possono essere solo un dono di Dio, creato per motivi molto speciali”.

    Chi parla così è Walt Heyer, ex transgender, che il 13 aprile è intervenuto a Brescia alla presentazione dell’edizione italiana di “Paper Genders. Il mito del cambiamento di sesso”, il libro in cui racconta la sua storia.

    “Non posso che essere vicino alla sofferenza dei transgender, ma un atteggiamento di comprensione non basta: è necessario un supporto psicologico e psichiatrico che li aiuti ad affrontare i loro problemi”, ha confessato (La Nuova Bussola Quotidiana, 16 aprile). “Molti terapeuti non sanno o non vogliono esplorare le problematiche legate all’infanzia. Non è accettabile che si ignorino deliberatamente fattori che sono frequentemente alla base dei disturbi psicologici responsabili dell’incredibile tasso di suicidi tra i transgender: il 30%”.

    L’idea che il fenomeno transgender abbia una base biologica è scientificamente infondata. “È quindi necessario smettere di credere, e far credere, che la chirurgia possa offrire soluzioni: farlo significa collaborare con la manifestazione di un disturbo delirante e venire meno alla responsabilità di rendere accessibili trattamenti efficaci”.

    Dopo aver vissuto per 8 anni come donna, Heyer ha capito di aver commesso “un tremendo errore”. “Per questo ora voglio mettere in guardia altre persone dal ricorso alla chirurgia”. Nel suo caso, ha riconosciuto, la valutazione psicologica che precede il processo di cambiamento di genere è stata “molto frettolosa”. Il disturbo dissociativo di cui in realtà soffriva è stato diagnosticato solo 10 anni dopo l’intervento chirurgico.

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