Ricchi sempre più ricchi: boom vendite per la Ferrari

Vox
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Non è un caso che mentre le vendite di “auto normali” crollano, quelle di auto di lusso conoscano un boom.

Più la classe media si impoverisce, più i ricchi diventano ricchi. Lo dimostra il 2012 record per la casa di Maranello, il migliore in 66 anni di storia del cavallino, con 7.318 vetture omologate consegnate (+4,5% rispetto al 2011) e un fatturato di 2.433 miliardi di euro (+8%).

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Record di vendite negli Usa dove sono state superate per la prima volta le 2000 consegne, con un aumento del 14,6% (2.058 incluso il Canada). In Europa molto bene la Gran Bretagna che cresce del 20,4% (673 vetture), la Svizzera (+17,4%, 357), e la Germania (+8,2%, 750), che si conferma il mercato più importante nel Vecchio Continente, con gli altri principali Paesi che chiudono in linea con il 2011. Di segno totalmente opposto il risultato italiano: pur comportandosi meglio della media del settore, che ha registrato un calo del 60%, la Ferrari ha chiuso lo scorso anno con 318 vetture consegnate, con un -46% rispetto al 2011. Nell’area Medio Oriente e Africa prosegue il trend positivo, con un incremento del 4,5% che fa arrivare a quota 556 il numero di vetture consegnate. La Grande Cina (Repubblica Popolare Cinese, Hong Kong e Taiwan) si conferma il secondo mercato con il record di 784 vetture consegnate (+4%), di cui quasi 500 nella sola Cina. Significativo il ritorno alla crescita in doppia cifra (+14,4%) di un mercato storico come il Giappone, dove sono state consegnati 302 esemplari.

E’ il principio che risiede alla base della Globalizzazione, ne è l’asse portante: la ricchezza della base della piramide – le classi popolari e medie – si restringe, mentre la ricchezza del vertice aumenta in modo vertiginoso. E’ il concetto alla base di molti studi economico del “winner take all”: il vincitore prende tutto. Ed è il motivo sostanziale per il quale i media di distrazione di massa – che sono di proprietà delle multinazionali – sono i più grandi avvocati della Globalizzazione.

Si crea in questo modo una sorta di “circolo esclusivo” sovranazionale di ricchissimi che non ha più alcun riferimento, responsabilità o senso di fedeltà nazionale ma di “classe”. Basti pensare al comportamento fiscale delle multinazionali. E non è un caso che Montezemolo e Riccardi stiano dalla stessa parte: uno ha bisogno che i ricchi diventino sempre più ricchi, all’altro, serve che i poveri siano sempre più poveri e sempre di più. Perché sono il suo business.