Approvato “Kyoto 2” : l’autolesionismo dell’Europa

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Unione europea, Australia, Svizzera e Norvegia hanno firmato il «Kyoto 2», gli altri paesi, quelli che hanno un impatto realmente catastrofico sull’emissione di CO2 come la Cina, se ne sono guardati bene, dal firmare qualsiasi accordo. Infatti per l’accordo più ampio, che dovrà includere tutti i paesi, ci sarà tempo fino al 2015 e diventerà operativo dal 2020.

Ma non solo, i paesi occidentali si castrano dal punto di vista industriale, finanziano anche l’industrializzazione dei cosiddetti “paesi più poveri” nella transizione tecnologica verso un sistema produttivo a basso impatto ambientale, a Doha i paesi europei hanno messo sul tavolo 8 miliardi di euro: ma nella mente folle degli eurofanatici si dovrà arrivare a 100 miliardi delle nostre tasse entro il 2020. Dal protocollo di Kyoto si sono intanto sfilati paesi non ostaggio di burocrati ideologizzati come Canada, Russia e Giappone. Il drappello che resta è responsabile di un pacchetto di emissioni serra pari al 15 per cento del totale, quindi si tratta di un accordo inutile e di un atto di autolesionismo che i paesi europei più l’Australia si impongono.
Anche perché, dal punto di vista scientifico, non vi è prova che il riscaldamento climatico sia da riferirsi all’emissione di CO2 nell’atmosfera piuttosto che all’attività solare.

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A rappresentare l’Italia, l’inutile ministro dell’Ambiente Corrado Clini: “Il bicchiere di Doha è per tre quarti vuoto e per un quarto pieno: anche la crisi ha pesato”, “Abbiamo evitato di far crollare il processo del negoziato, ora bisogna trovare la maniera di imprimere un’accelerazione”. “L’Italia deve fare la sua parte”, ha tuotnato Mauro Albrizio di Legambiente, “rivedendo la Strategia energetica nazionale che invece di puntare decisamente sulla riduzione del consumo di fonti fossili propone un rilancio della produzione di idrocarburi nazionali, individuando invece per l’efficienza energetica e per le fonti rinnovabili strumenti del tutto inadeguati”.

E’ vero, l’Italia deve compiere una transizione energetica, e un favorire una industrializzazione “pulita”. Ma non perché il riscaldamento climatico dipenda dall’emissione di CO2 – cosa mai provata – ma perché le emissioni industriali sono nocive per l’ambiente e direttamente responsabili di migliaia di malati ogni anno – questi sì, provati.
Ovviamente questo lo si affronta, non regalando miliardi di euro alla Cina per migliorare le proprie industrie, ma finanziando le nostre perché migliorino. Cose reali, con impatti reali, come ristrutturare l’Ilva e renderla non inquinante. Non dogmatiche e fantasiose come il “riscaldamento climatico”.