Non tutti i preti hanno venduto l’anima all’immigrazione, anzi, la maggioranza è sana. Ma è silenziosa. Troppo
«Avere dei fratelli è la più bella disgrazia che possa capitarci», inizia così Don Marco Scattolon, nella sua ultima cartolina spedita nelle case dei parrocchiani di Rustega, Padova.
«A Rustega quest’anno ho celebrato otto Battesimi in otto mesi: non è un record. Anzi! Pochi nati, o forse pochi figli dei cristiani – sottolinea don Marco -. Arrivano ‘rinforzi’ dai marocchini o dall’Est Europa, ma non garantiscono una classe da elementari all’anno. Grazie ai genitori che generano, altrimenti chiudono scuole e anche cartolerie, negozi di giocattoli o di dolciumi. Anche la nostra Chiesa vede sempre più i primi banchi vuoti – aggiunge il parroco -. I pochi bambini sono a letto, in piscina, in palestra e non certo in chiesa alla domenica. Il 25% dei bambini sono figli unici in Italia, giocano con un mare di giocattoli, qualcuno col cane, qualche altro già col computer, ma in compenso non sanno allacciarsi le scarpe. Soffrono tutti della sindrome del 4-2-1, quattro nonni, due genitori e una cameretta in solitudine. Io vedo quanto si divertono i ragazzi nelle camerate dei campiscuola – confessa don Marco -. Non sono mai in comodo di addormentarsi: la gioia di essere insieme è più grande del sonno e della stanchezza».
I colleghi di don Scattolon si illudono di riempire le chiese – altri pensano più alla canoniche – con i figli dei migranti, convertendoli. Sarebbe ridicolo non fosse pericoloso. E’ più facile che voi riempiate le fosse comune islamiche che loro le vostre chiese.
Comunque l’idea che pochi figli sia un male non è vera in senso assoluto, vista la già alta disoccupazione e il prossimo boom della robotica che sostituire milioni di lavori con i robot e l’automatizzazione sempre più pervasiva, lo è solo se chi guadagna con manodopera low-cost pensa di sostituirli con i figli dei migranti in una folle immigrazione di ripopolamento.