Quando gli agenti hanno fatto irruzione nella casa di Aphiwe Mapekula, 23 anni, lui era intento a cibarsi dei resti di Thembisa Masumpa, una 35enne che aveva ucciso, decapitato e fatto a pezzi. E’ accaduto a Mount Frere, in Sudafrica, la nazione arcobaleno.
L’africano l’avrebbe aggredita mentre era intenta a pulire il cortile sul retro della sua abitazione: trascinandola l’ha portata a casa, dove l’ha decapitata e ha iniziato a mangiare parti del suo corpo.
«Ha ucciso la sua vittima tagliandole la gola e poi ha proceduto con la decapitazione – ha detto il capitano della polizia locale – È stata la madre a chiamarci: quando siamo arrivati in quella casa, lui era intento a cibarsi della carne cruda della donna. Gli abbiamo ordinato di fermarsi e di consegnarsi, ma lui ha continuato, nonostante avessimo sparato alcuni colpi di pistola d’avvertimento. A quel punto si è alzato, ha afferrato un coltello e ha provato ad accoltellarci: è stato allora che abbiamo fatto fuoco».
Aphiwe è crollato sotto la scarica di proiettili che lo ha raggiunto allo stomaco, a un braccio e a una gamba: è stato portato al Nelson Mandela Hospital di Mthatha dove è morto dopo essere stato sottoposto a un intervento d’urgenza. Il caso ha fatto ripiombare nell’incubo la cittadina dopo che un caso di cannibalismo era venuto alla luce ad agosto, quando un uomo si era presentato in una stazione di polizia di EastCourt con alcuni pezzi di cadavere dicendo di essere stanco di mangiare carne umana. All’epoca vennero arrestate sei persone, ma nei giorni successivi è emerso che nella cittadina almeno in 300 avevano ammesso di aver sperimentato la carne umana.