Atto di guerra: Tunisia sequestra peschereccio italiano

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La nostra guardia costiera era impegnata a raccattare alcune centinaia di clandestini afroislamici che nelle prossime ore verranno scaricati in Italia: loro rapiscono i nostri cittadini, noi ‘salviamo’ e ospitiamo in hotel i loro. Cuckold.

E’ giunto poco prime delle 13 al porto di Sfax, in Tunisia, il peschereccio di Mazara del Vallo “Anna Madre”, sequestrato nella notte da militari tunisini mentre si trovava in acque internazionali. Lo conferma l’armatore Giampiero Giacalone il quale, nell’evidenziare che si sta lavorando a livello diplomatico per giungere al rilascio del motospesca e del suo equipaggio, ribadisce che a bordo si trovano “tre tonnellate di gamberi e cento chili di pesce misto, specie ittiche che non si pescano nelle acque tunisine e già questo dovrebbe indurre alla riflessione che il nostro equipaggio non pescava nelle acque tunisine dove si catturano triglie”.

Uno Stato che non è in grado di difendere i propri cittadini dalla violenza e dai soprusi di stati esteri, è uno Stato da abbattere e poi ricostruire

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Il peschereccio mazarese “Anna Madre” è stato sequestrato nella notte da una motovedetta tunisina mentre si trovava in acque internazionali, a sud di Lampedusa. A bordo dell’imbarcazione sono saliti cinque militari tunisini armati che hanno rinchiuso in una cabina il comandante, Giacomo Giacalone, hanno assunto il comando e invertendo la rotta si stanno dirigendo verso il porto di Sfax, dove dovrebbero giungere fra circa cinque ore. A dare la notizia è Giampiero Giacalone, uno degli armatori dell’imbarcazione che appartiene alla società “Pesca giovane srl”. Il peschereccio era già sfuggito a un tentativo di sequestro, sempre ad opera di militari tunisini, lo scorso 2 agosto, mentre si trovava sempre in acque internazionali.

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Questo è un atto di guerra. Solo i nostri governi si fanno sequestrare pescherecci da paesi militarmente inferiori. Il primo passo di un governo decente sarebbe alzare il telefono, chiamare l’attuale beduino che guida il governo tunisino e minacciare: liberare immediatamente il peschereccio, oppure da domani tutti i tunisini in Italia saranno considerati clandestini.

Anche perché, mentre sequestra i nostri pescherecci, la Tunisia sta svuotando le proprie carceri e imbarcando verso le nostre coste tantissimi ex galeotti, appena rimessi in libertà. Non sorprende poi che questi qui rubino se va bene, stuprino se va male, e uccidano se sono in vena.

Parliamo di migliaia di detenuti in carcere soprattutto per reati come spaccio e furto graziati dal presidente della Repubblica di Tunisia in occasione di due ricorrenze: la fine del Ramadan a giugno e il 60mo anniversario della Repubblica a luglio. In queste due occasioni sono migliaia, ogni anno, i delinquenti graziati.

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E proprio nello stesso periodo si è notato un boom di sbarchi di tunisini, particolarmente evidente soprattutto se messo in relazione con il cessare degli sbarchi dalla Libia: stando ai dati dell’Ufficio Immigrazione della Questura di Agrigento, nelle isole di Lampedusa e Linosa sono arrivati negli ultimi tre mesi ben 341 tunisini su un totale di 1.319 clandestini. Tutti ex detenuti, probabilmente. E parliamo di quelli individuati, poi ci sono gli sbarchi fantasma.

Non solo: molti dei clandestini, una volta sbarcati riescono a dileguarsi senza farsi identificare. E anche quelli che finiscono nell’hotspot trovano infinite vie di fuga. Secondo le forze dell’ordine, Lampedusa è quindi diventata “un carcere a cielo aperto”, di ex detenuti africani.