Genova come Barcellona: Imam guida cellula di 4 estremisti marocchini

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Indagati per “terrorismo”, ma il governo non espelle l’Imam: come a Barcellona

Allarme terrorismo per la moschea, pardon, sala di preghiera di via Castelli a Sampierdarena, già finita al centro d’inchieste giudiziarie lo scorso anno.

Nelle ultime settimane il pool antiterrorismo della Procura di Genova, guidato dal procuratore capo Francesco Cozzi e dal sostituto Federico Manotti, ha iscritto sul registro degli indagati il nome di quattro marocchini con l’accusa di «associazione con finalità di terrorismo».

È, quello finito nel mirino dei pm, uno dei nuclei sui quali da qualche mese gli inquirenti si erano concentrati con una serie di accertamenti «preventivi», intercettazioni soprattutto, estese pure a gruppi di nordafricani presenti fra Sanremo e Ventimiglia e fra Massa e La Spezia. Quindici immigrati islamici tenuti sotto stretta osservazione.

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Sulla moschea le forze dell’ordine avevano già investigato lo scorso anno. Era infatti l’agosto del 2016 quando i poliziotti si erano presentati per eseguire una serie di perquisizioni e consegnare un avviso di garanzia all’imam Mohamed Naji, marocchino, da allora indagato ma sempre rimasto a piede libero (la questura gli ha respinto la richiesta di rinnovo del permesso di soggiorno).

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QUESTO IMAM FINANZIA ISIS E MINNITI NON LO ESPELLE!

Il centro “As Sunnah” è ritenuto in primis dalla Digos del capoluogo ligure uno dei luoghi da monitorare con più attenzione. Sia per le predicazioni salafite estremamente radicali, sia per la riservatezza che specie in passato ha accompagnato l’andirivieni dei suoi frequentatori – circa 200 quelli abituali secondo l’ultimo “censimento” compiuto dai carabinieri – la cui maggioranza è formata da nordafricani e in particolare da marocchini. Quelli di Barcellona.

Poi c’è ancora qualche squilibrato mentale che parla di realizzare moschee e approvare lo ius soli.