Alfano pronto a votare Ius Soli in cambio di soldi e poltrone

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Prostituzione ‘politica’ nell’indiscrezione pubblicata da il Giornale:

Lo snodo fondamentale sarà la prossima legge di Stabilità, «passaggio chiave per concludere in modo ordinato la legislatura», ha voluto sottolineare Paolo Gentiloni a Rimini.

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Un passaggio chiave che potrebbe aiutare a sbloccare gli ultimi intoppi della legislatura, e a portare a casa – in limine mortis per il Parlamento – qualche nuova riforma. Se sul testamento biologico c’è poca speranza di farcela, sullo ius soli in Senato si sta lavorando. E c’è un certo ottimismo. La tabella di marcia che si ipotizza nel Pd prevede il voto della Finanziaria al Senato, poi la ratifica della Camera ai primi di dicembre. A quel punto, mentre a Montecitorio si chiude la sessione di Bilancio con l’ultima lettura, al Senato si potrebbe spingere sulla corsia di sorpasso la legge che dà la cittadinanza ai bambini nati e cresciuti in Italia. I margini sono assai stretti, e sono essenziali i 24 voti centristi di Angelino Alfano. Che finora aveva sbarrato la porta, pur sostenendo di non avere «pregiudiziali ideologiche» contro la riforma, ma esprimendo «fortissime perplessità» sul testo.

Ora si conta di poter convincere il leader Ncd ad un nuovo cambio di posizione puntando su due fattori: il Papa e la legge di Stabilità. L’esternazione assai netta del Pontefice a favore dello ius soli, si spiega, non è casuale nella sua tempistica. Francesco si tiene normalmente ben lontano dal merito delle vicende politiche italiane, e anche stavolta non ha fatto riferimento esplicito alla legge in discussione. Ma ha espresso con chiarezza il favore vaticano ad una normativa che vada in quella precisa direzione. E questo «non può non avere un peso sui parlamentari che si richiamano al messaggio cattolico», dice un dirigente Pd.

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Quanto alla Finanziaria, potrebbe diventare il terreno di uno «scambio virtuoso» tra sì centrista allo ius soli e alcune misure care a Ncd. Senza contare che un eventuale accordo elettorale col Pd, che passa per la Sicilia e arriva ad un’alleanza tecnica per superare lo sbarramento al Senato, potrebbe ulteriormente aiutare. Alla trattativa sta lavorando il capogruppo Pd Luigi Zanda. E con l’avallo dell’ex premier Matteo Renzi, che ha avuto proprio in questi giorni un colloquio di «disgelo» col ministro degli Esteri. Anche se sulla questione Sicilia il risultato è ancora assai lontano, e le divisioni interne al Pd non aiutano. «Alfano vuole che il candidato sia suo, se no se ne va con Berlusconi: ma se candidiamo un Ncd, regaliamo il 10% ad un fallito come Crocetta», sintetizza chi da Roma segue la partita. Ma a Palermo c’è chi, come il renziano Davide Faraone, spera che tutto salti per candidarsi lui e sancire la propria leadership nell’isola. E c’è Dario Franceschini che conduce una trattativa parallela con Alfano per candidare il «suo» Giuseppe Lupo, già segretario regionale del Pd e (era soprannumerario Opus Dei) di comprovata provenienza cattolica.

Forse non hanno capito che avranno l’assalto ai palazzi se insistono con lo ius soli.