Barcellona, con un sindaco così la strage islamica era inevitabile

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Quando una città viene colpita da un attentato terroristico islamico, non è un caso. E’ la fine di un percorso iniziato anni e decenni prima. Il frutto di politiche nazionali e locali che si intrecciano e lo rendono possibile.

Il caso di Barcellona è, su questo, lampante. Oltre mezzo milione di fedeli musulmani su una popolazione di 7 milioni di catalani, con picchi di residenti di fede islamica che in certe città raggiungono agevolmente la doppia cifra, portano dritti alla strage delle Ramblas. Devi avere una massa critica di immigrati islamici di seconda generazione, per trovare un gruppo di ‘ragazzini’ spietati guidati da un imam in grado di sterminare innocenti per strada.

Ma ad avere il 10 per cento della popolazione residente musulmana in pochi anni, non ci arrivi per caso. Ci arrivi se sei accogliente al limite della stupidità. Se sei abbastanza fanatico da scendere in strada per chiederne di più, come accaduto lo scorso febbraio:

E, ovviamente, a guidarti c’è un sindaco che nomina un assessore come questo:

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C’era infatti Ada Colau, il sindaco, in testa alla marcia del febbraio scorso, durante la quale decine di migliaia di fanatici cuckold chiesero a gran voce più islamici.

Una strage come quella – e se i terroristi non fossero stati più stupidi dei ‘marciatori’ i morti sarebbero stati centinaia – devi averla ‘desiderata’ perché si verifichi. Non accade per caso.

C’è una regione, in Italia, molto simile alla Catalogna per numero di islamici e per avere nel proprio capoluogo un sindaco che è la versione maschile – si fa per dire – della Colau. Anche lì – invero un numero esiguo – marciarono per avere più islamici. Non vorremmo che l’esito risulti simile. Ma se dovessimo scommettere sul primo attentato islamico in Italia, diremmo Milano o Brescia. Ci sono troppi musulmani. E due sindaci incapaci.

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