Giudice rosso prima del profugo pedofilo aveva già liberato un altro stupratore

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Cerchiamo di capire chi è il giudice Giovanni Ghini, che ha scarcerato (obbligo di firma) il profugo reo confesso di avere stuprato un bambino handicappato.

Pare abbia il vizio di mandare gli stupratori in libertà:

Sequestrata dal fidanzato la notte di Natale è stata presa a pugni, a morsi e trascinata a terra. Il bruto inoltre l’ha chiusa in casa e le spaccato il cellulare per impedirle di chiamare aiuto Questo solo l’ultimo di una serie di episodi del calvario subito tra le mura domestiche da una donna di 30 anni, alla quale il fidanzato di 38 anni ne ha fatte di tutti i colori.
L’uomo a fine gennaio era finito ai domiciliari su disposizione del Gip del tribunale di Reggio Emilia Giovanni GHINI.
Tuttavia il sostituto procuratore di reggio Emilia Maria Rita Pantani, titolare dell’inchiesta, ha presentato ricorso al Tribunale della Libertà di Bologna che, accogliendo l’appello, ha disposto per l’uomo la custodia cautelare in carcere, eseguita ieri mattina dai carabinieri di Boretto.
Brutalizzata per mesi dall’uomo, la poveretta ha trovato il coraggio di raccontare le sue disgrazie al maresciallo della cittadina del Po. Ora l’uomo è recluso nel carcere della Pulce per le accuse di sequestro di persona, violenza privata, violenza sessuale, lesioni aggravate e atti persecutori. Oltre all’episodio della notte di Natale, costato alla vittima una prognosi di 15 giorni, un’altra agghiacciante nottata era stata quella tra il 22 ed il 23 ottobre scorso: un vero e proprio sequestro per tutta la notte, con stupro e minacce di morte. L’uomo dopo averla pestata, morso un dito e strappato ciocche dei capelli, l’ha bloccata sul letto strappandole gli indumenti e violentandola. Quest’ultima vicenda aveva causato alla donna lesioni giudicate guaribili in 30 giorni. Continue anche le violenze psicologiche: molestie e le minacce arrivavano anche di continuo su whatsapp.

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Ed è lo stesso che rinviò a giudizio nove agenti di polizia che avevano dato una lezione ad un immigrato che aveva tentato di uccidere un loro collega:

Sono stati rinviati a giudizio i nove agenti della polizia penitenziaria di Reggio Emilia accusati di aver picchiato a sangue un detenuto, arrivando a rompergli due costole. L’ipotesi di reato è concorso in lesioni gravi, aggravate dall’abuso della qualifica di pubblico ufficiale e contro un soggetto in minorata difesa. Vittima, secondo le accuse mosse dal pubblico ministero Maria Rita Pantani, sarebbe il georgiano di 19 anni Guran Shatirishvili che era stato arrestato, insieme ad altri due connazionali per il tentato omicidio di un poliziotto. L’agente li aveva sorpresi durante un furto in una cantina di via Mantegna, alla periferia di Reggio Emilia. Per quella vicenda, Shatirishvili è stato condannato in primo grado a 8 anni e 8 mesi, divenuti poi 4 anni e 8 mesi in Appello.

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Proprio per cercare di ‘farla pagare’ ai georgiani che avevano aggredito i loro colleghi – secondo quanto ricostruito dall’accusa – gli agenti della polizia penitenziaria avrebbe picchiato il 19enne, che ha denunciato l’aggressione. Il 19enne georgiano e la madre si sono costituiti parte civile con l’avvocato Fulvio Orlando di Modena. I difensori hanno chiesto il proscioglimento, mentre il giudice Giovanni Ghini ha deciso di rinviare tutti a giudizio. L’udienza del processo, davanti al giudice Alessandra Cardarelli, è stato fissato per il 12 marzo.