PROFUGO NON PAGA TAXI: “E’ A CARICO DEGLI ITALIANI”

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La situazione è totalmente fuori controllo, il sentimento di impunità che ormai gli etnolesi dei media di distrazione di massa e del governo hanno inculcato nelle teste dei coloni africani è debordante.

Ieri sera a Milano un sedicente profugo somalo ha chiamato un taxi per tornare a ‘casa’, dall’ospedale dove era ricoverato. Per inciso, il fancazzista abita al Memoriale della Shoah di piazza Safra, nei locali in gestione alla famigerata Comunità di Sant’Egidio. Tutto a spese nostre.

Il fancazzista africano, al momento di pagare i 42 euro della corsa, si è rifiutato adducendo la tesi che i soldi erano “a carico dell’ospedale”, ovvero dei contribuenti italiani.

Il tassista ha chiamato la polizia, ma alla fine non ha nemmeno denunciato il fancazzista. Errore. Perché anche se probabilmente è inutile, aumenta il loro senso di impunità.

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Il rifugiato somalo ha ribadito agli agenti di non avere alcuna intenzione di pagare la corsa, ostinandosi a dichiarare che la somma era a carico degli italiani.

Di fronte alla volontà espressa dal giovane, i poliziotti hanno chiesto al tassista di ‘chiudere un occhio’ e alla fine il fancazzista non è stato denunciato.

Potremmo provarci anche noi italiani. Magari le vecchiette con la pensione minima.

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Il Sistema è marcio anche perché ci sono poliziotti ormai talmente delusi dall’ingiustizia imperante, che chiedono di “chiudere un occhio”. E aprire le chiappe. Ma è sbagliato. Tutto inizia da qui. Dobbiamo opporci all’entropia, anche se sembra un piccolo gesto: è dai piccoli gesti che si cambiano le cose.