PROFUGHI FURIOSI: “BASTA RISO, DATECI I SOLDI PER LA MOVIDA” – VIDEO

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Africani in fuga dalla guerra. In Siria. Che manifestano di fronte alla prefettura per la qualità del cibo.

E «ora finiranno fra i tanti “sporchi neri” che le orde del web vorrebbero rispedire in Africa, quelli da “ci spendiamo 4 miliardi all’anno, ricacciamoli a calci”», scuote la testa Gabriele Vannucci. È il responsabile della Misericordia locale e coordinatore del centro d’accoglienza del Cep, quartiere popolare di Pisa, un tempo fortino di voti rossi, oggi una delle periferie sociali arrabbiate col mondo. Gabriele è convinto che da qualunque verso la si prenda, questa ennesima contestazione contro il menu, questa storia di pasti, finirà in pasto agli squali della demagogia. «Mi fa piacere che siate venuti ad assaggiare il pranzo, ma credo servirà a poco, anzi forse sarà peggio»

Noi saremmo gli “squali della demagogia”. Il che è un onore se viene da chi fa affari con i giovani fancazzisti africani. E in questo la Misericordia, un tempo associazione meritoria da qualche anno riconvertita al business dell’accoglienza, ha da imparare solo dalla Croce Rossa. Ormai ha centri sparsi in tutta Italia, e finisce sempre più spesso sui giornali per questione di truffe: dalla Calabria alla Toscana.

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«Sono in contatto con alcuni alloggiati allo Sprar, dove i percorsi di accoglienza sono più avanzati, e lì possono farlo», spiegano i volontari. Così la Misericordia ha già tentato una mediazione. Da una settimana la ditta di Altopascio si impegna a preparare portate all’africana. «Ma non possono farlo con i prodotti della nostra terra», dice Jamsi Mordini, 33 anni, malese, lui sì, fuggito da una guerra civile che non esiste.

E poi non è solo una questione di cibo: Wifi, aria condizionata, la doccia nelle stanze. E se metà degli ospiti è rimasta qui e l’altra protesta, è anche per altre ragioni. «Alcuni frequentano già le piazze della movida», dice Vannucci. La prospettiva di un guadagno facile li ha sedotti più di un percorso pieno di incognite, «magari per imparare un mestiere o una lingua».

Vannucci sa che fra 3anni molti potrebbero diventare clandestini, il tempo medio per negare o accordare asilo politico. Ma intanto lui e i suoi incassano i soldi dei contribuenti, per ospitare veri e propri clandestini.

«Anch’io mi sono chiesto perché, dopo tutto quello che hanno subìto – fame, guerra, pestaggi e le violenze sessuali nelle prigioni libiche – arrivino e si lamentino per i pasti o il wifi. La spiegazione credo sia l’uomo, la sua capacità di dimenticare e adattarsi alla vita. Vorrei diventassero un punto di riferimento per il quartiere, per gli anziani che faticano a portare la spesa al quinto piano o per chi fatica ad arrivarci. Ma temo che questa polemica li allontani dalla gente».

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Il motivo è semplice, la guerra è in Siria. E loro sono africani. Il resto è tutto frutto della fantasia erotica di un kapò della Misericordia. Che fa grossi e loschi affari con il business dell’accoglienza.