PROFUGHE NIGERIANE TRASFORMANO HOTEL IN BORDELLO

Vox
Condividi!

C’erano una trentina di persone davanti alla casa di Lutrano che ospita 28 richiedenti asilo a protestare contro la presenza delle passeggiatrici nigeriane.

«No allo sfruttamento della prostituzione», si leggeva nei manifesti che sono circolati sul web a pubblicizzare il sit-in. Ad organizzarlo è stata Paola De Pin, senatrice del movimento Riscossa Italia: «I cittadini mi hanno raccontato di alcuni tentativi di adescamento da parte delle ragazze nei confronti dei residenti del paese», ha detto, «siamo qui per difendere i nostri figli ed il nostro orgoglio: dobbiamo accettare tutto?».

La casa di proprietà della famigerata cooperativa La Kalamita, che un tempo ospitava alcuni disabili psichici, si trova lungo la Cadore-Mare, e i ragazzini di Lutrano devono passarci davanti tutti i giorni per recarsi alle scuole medie di Fontanelle. E lì incontrano le ‘nigeriane’, con i loro carichi di potenziali malattie infettive sessualmente trasmissibili.

Vox

VERIFICA LA NOTIZIA
«Noi diciamo basta agli immigrati. La prossima mossa che faremo sarà quella di scrivere al prefetto Laura Lega, che non ha rispettato gli accordi sulla caserma Zanusso di Oderzo: mi aveva assicurato che ci sarebbero stati 50 profughi, oggi ce ne sono 380. È ora di dire basta», conclude la De Pin. Ma a Lutrano era presente anche qualche abitante di Ormelle, un altro dei paesi che di recente hanno visto l’arrivo di 12 donne richiedenti asilo.

Giuseppina Zanin, ormellese, denuncia una situazione simile a quella di Lutrano: «Questi episodi si sono verificati anche da noi», spiega «non c’è nessuna integrazione, l’unica cosa che vogliono è essere mantenute: queste sono migranti economiche». All’incontro di protesta erano presenti anche 5 senegalesi che abitano proprio di fronte alla casa di Lutrano.

Anche loro erano lì per protestare: «Sono quasi 20 anni che siamo qui a Fontanelle», dice uno di loro, Diene Macoumba. «Quello che succede a Lutrano, davanti a casa nostra, non è giusto. Ve lo diciamo noi: questa è una protesta che non ha nulla a che vedere con il razzismo».