Governo spende 20 milioni di euro per contare chi sbarca

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Il governo ha deciso di mettere ordine tra i numeri in modo più complesso: istituire una sorta di registro con tante categorie. Ed ecco che se si fa la somma dei costi impegnati per contare e rendicontare i servizi ai migranti si superano i 20 milioni.

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Per tre anni si spenderanno 1,8 milioni di euro (aggiungendo l’Iva al 22 per cento si arriverà a circa 2,2 milioni) per la gestione del progetto S.i.s.a.m.i. (Sistema informativo servizi dell’asilo, della migrazione e dell’integrazione), un acronimo di tutto rispetto. Sul bando di gara c’è scritto anche che «questo sistema nasce per integrare e implementare il sistema centrale di gestione di tutte le informazioni che riguardano il sistema italiano di gestione accoglienza, asilo e integrazione. Gli apparati hardware e il software saranno installati e configurati presso il dipartimento dl ministero dell’Interno nei centri di Roma e Bari». Siamo in pratica di fronte a una sorta di cervellone che conterrà tutti i dati degli immigrati. Quelli catalogati però. Clandestini esclusi, ovvio.

A questa spesa bisogna sommare la proroga di 4 mesi di un servizio pressoché analogo per la gestione del desk con tanto di sviluppo software (ossia raccolta dati) per altri 372mila euro (iva compresa). Questo altro servizio, per intero, è costato tra il 2014 e il 2016 ben 3,7 milioni (con la solita Iva al 22 per cento si arriva a 4,5 circa). Però la parte del leone nella rendicontazione dei migranti la ricopre l’Associazione nazionale comuni italiani, l’Anci, che attraverso la propria fondazione Cittalia intasca altri 17,7 milioni di euro erogati direttamente dal ministero dell’Interno.

E tutto questo per capire che non sono profughi.

IN 175 MILA SONO RIMASTI IN ITALIA ILLEGALMENTE E SENZA DOCUMENTI

Nnel corso del 2016, sono stati 181.436 i fancazzisti scaricati in Italia. Un numero record che, tra l’altro, non include tutti quelli che sono riusciti ad entrare di nascosto sfuggendo al controllo – si fa per dire – delle forze dell’ordine.

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Ma la vera notizia è un’altra: solo 4.940 sono stati riconosciuti come rifugiati e hanno ricevuto asilo in Italia. Si tratta del  2,7% del totale.

IMMIGRATI SENZA DOCUMENTI

Un terzo di chi arriva nel nostro paese (57.954) non ha mai persino chiesto asilo: sono senza documenti, scomparsi chissà dove.

Gli altri 123.842 immigrati, invece, hanno fatto domanda di asilo ma nel 61% dei casi  (55.425) la richiesta è stata respinte. Ad un altro 21 per cento (18.801) è stata data protezione umanitaria e il permesso di soggiorno da rinnovare però ogni anno. Al 12% degli sbarcati (11.200) è stata data solo protezione sussidiaria. Sono due status che esistono solo in Italia, dati a chi non è profugo ma non si sa come espellere.

Pertanto i 4.940 immigrati che hanno ricevuto asilo e status di rifugiato rappresentano il 5 per cento di quelli che ne hanno fatto domanda ma solo  il 2,7 per cento del numero totale di immigrati che sono arrivati in Italia durante l’anno scorso.

CHE FINE FANNO GLI IMMIGRATI SENZA ASILO?

Nonostante il fatto che alla maggioranza (95%) degli immigrati in Italia sia stato negato l’asilo, soltanto 5.000 sono stati rimandati a casa, il che significa che più di 175.000 sono rimasti nei centri di accoglienza (o altrove) in Italia, la maggior parte ancora in attesa di sapere cosa ne sarà di loro. Si tratta perlopiù parte di persone che provengono da Nigeria, Pakistan, Gambia, Costa d’Avorio, Senegal, Eritrea, Mali e Bangladesh. Tutti vicini alla Siria.

CONTINUANO AD ARRIVARE

Il primo trimestre del 2017 ha registrato un aumento del 30 per cento degli sbarchi rispetto allo stesso periodo del 2016, con un picco di 8.500 clandestini in un solo fine settimana, quello di Pasqua.