Renzi e gli affari di famiglia col Qatar: lo Stato estremista a cui sta svendendo l’Italia

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Matteo Renzi ha un rapporto privilegiato con uno stato che sostiene il terrorismo islamico. Accusato di questo non da ‘razzisti’, ma da altri estremisti islamici come Arabia Saudita e stati del Golfo. Negli ultimi mesi ha incrociato con grande, troppa frequenza la rotta del ricchissimo emirato, una monarchia assoluta governata dalla dinastia Al Thani.

Da quando il PD è abusivamente al governo, l’Italia è il fronte più avanzato dell’offensiva lanciata dal Qatar. Un’offensiva a suon di affari e pubbliche relazioni annaffiata da miliardi di euro che, come sempre accade, aprono molte porte, spalancano l’ingresso di palazzi altrimenti inaccessibili. E Renzi, in un modo o nell’altro, si trova al centro di questa ragnatela, tra politica, alta finanza e diplomazia. Lo raccontano le cronache. Lo confermano i dettagli di alcune operazioni che collegati tra loro formano una trama che porta dritta nella penisola arabica.

Cominciamo dalla fine. Da un viaggio lampo segnalato dal sito Dagospia. Il 19 gennaio, l’ex presidente del Consiglio è sbarcato in Qatar per poi rientrare in Italia dopo poche ore. Motivo: sconosciuto.

Il sovrano del piccolo Stato arabo, 2,6 milioni abitanti su una superficie di poco superiore a quella dell’Abruzzo, controlla un fondo d’investimento capace di muovere decine di miliardi di euro. E di comprarsi politici. Molti politici. Di finanziare moschee, molte moschee. E ISIS.

In Europa possiede quote rilevanti di colossi bancari come Deutsche Bank (10 per cento) e Credit Suisse (17 per cento). Perché l’islamizzazione passa dalle banche.

Dall’inizio dell’anno, infatti, l’ex premier abusivo ha più volte ricevuto amici e interlocutori politici in un ufficio ricavato all’interno dell’hotel Four Seasons di Firenze, un cinque stelle lusso che quattro anni fa è stato comprato proprio dalla famiglia al-Thani sborsando una somma intorno ai 150 milioni. La proprietà, che comprende anche quattro ettari di parco a pochi minuti a piedi dal centro città, era stata messa in vendita da Corrado e Marcello Fratini, legati a Renzi per via del comune amico Jacopo Mazzei, l’uomo d’affari che gestisce le attività immobiliari dei due fratelli fiorentini.

L’operazione Four Seasons non è che una tappa, e neppure la più importante, del lungo filotto di acquisizioni messe a segno in questi ultimi anni nel nostro Paese dai sovrani del Qatar. Ci sono gli alberghi, per esempio, collezionati come trofei da esibire al mondo. Oltre al già citato Four Seasons, gli investitori dell’emirato hanno comprato a Firenze il Baglioni e il St Regis Florence, il Gallia a Milano, Westin Excelsior e Grand Hotel St Regis a Roma, Palazzo Gritti a Venezia.

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Tutti cinque stelle o cinque stelle lusso, in posizione centralissima. La campagna acquisti, cominciata nel 2014 è costata oltre un miliardo di euro. Ma non è solo questione di hotel. Ci sono per esempio i grattacieli di Porta Nuova a Milano, quelli che tra l’altro ospitano la sede di Unicredit, comprati dal Qia nel 2015 per una somma ben superiore al miliardo. A gestire quella transazione fu il manager Manfredi Catella, un renziano militante, tanto da organizzare eventi e cene già nel 2014 per raccogliere fondi per il Pd dell’allora premier. Ora Catella guida una società quotata in Borsa, la Coima Res, che ha come principale azionista proprio il fondo sovrano del Qatar.

C’è poi l’acquisto del 49 per cento della compagnia aerea Meridiana da parte di Qatar airways. La quota di maggioranza resterà alla holding di un altro islamico, l’Aga Khan, ma la gestione di Meridiana, da tempo in grave difficoltà, passerà alla società dell’emirato, che invece è in forte espansione. Di recente, tra l’altro, Qatar airways ha inaugurato una nuova rotta dall’Italia verso Doha. E qual è l’aeroporto prescelto per questi voli supplementari che vanno ad aggiungersi a quelli in partenza da Roma, Milano e Venezia? La risposta porta ancora in Toscana e, indirettamente, a Renzi. Da agosto dell’anno scorso, infatti, gli aerei con le insegne delle compagnia araba decollano e atterrano a Pisa, lo scalo controllato dalla Adf, la società Aeroporti di Firenze quotata in Borsa e presieduta da Marco Carrai, l’uomo d’affari grande amico dell’ex presidente del Consiglio.

L’acquisto di Meridiana, che ha Olbia per base principale, rientra in un disegno strategico più ampio. Già nel 2012 il Qatar si è preso la Costa Smeralda. Nel senso che il fondo sovrano del Paese arabo ha rilevato il complesso di alberghi e spiagge esclusive. A vendere, in questo caso, è stato il fondo Colony del finanziere americano Tom Barrack, ma cinque anni dopo lo sbarco in Gallura, l’emiro corre in salita per completare un altro progetto.

Niente lusso, questa volta. Il crack del gruppo San Raffaele, quello di don Verzè, ha lasciato a metà il cantiere del Mater di Olbia e una fondazione del Qatar si è presa l’impegno di completare la costruzione dell’ospedale, annunciato come un centro d’avanguardia in grado di garantire cure di altissimo livello e anche 600 nuovi posti di lavoro in una regione come la Sardegna ad alto tasso di disoccupazione. Anche così, ci si compra una regione. Ci si comprano favori. E si favorisce l’islamizzazione: e’ un caso che la Sardegna sia punto privilegiato di sbarchi di flotte algerine sempre più numerose e di navi Ong? Già, le Ong, che ancora non hanno svelato chi siano i propri finanziatori occulti.

Il primo contatto – ufficiale – di Renzi con lo sceicco Tamim al-Thani risale a novembre 2015 con un colloquio riservato durante la conferenza sul clima di Parigi. Passano meno di due mesi e a gennaio del 2016 il sovrano arabo sbarca a Roma per una visita ufficiale.

Nell’aprile successivo una nota ufficiale annuncia un colloquio telefonico tra i due capi di governo. Proprio in quelle settimane matura un altro grande affare. Questa volta i soldi del Qatar vanno a finanziare l’acquisto di ben sette navi da guerra complete di radar, sistemi di puntamento, missili e cannoni. Ad aggiudicarsi il contratto, che vale oltre quattro miliardi di euro, sono state due aziende di Stato, Fincantieri e Leonardo, la nuova ragione sociale di Finmeccanica. Quest’ultima, già nel 2015, aveva fornito all’emirato apparecchiature per la difesa aerea per un valore di 400 milioni di euro. Pazienza se poi, qualcosa, finisca a ISIS.

Negli anni del governo Renzi gli investimenti del Qatar si sono moltiplicati e l’emirato ha trovato la sponda di Roma anche su altre partite in campo internazionale. In palio questa volta c’è la presidenza dell’Unesco, l’istituzione Onu per l’educazione, la scienza e la cultura. Per il Paese arabo è una questione di prestigio nazionale e in prima fila per promuoverne la candidatura alla guida Unesco c’è Mozah bint Nasser, seconda delle tre mogli dell’emiro padre a cui ha dato sette figli, tra cui il sovrano in carica. E’ stata ricevuta a Palazzo Chigi da Renzi. Tre mesi dopo è sbarcato a Roma Hamad al Kawary, candidato del Qatar alla poltrona dell’Unesco. L’ospite arabo, in quell’occasione, ha ricevuto una laurea honoris causa dall’università di Tor Vergata. La stessa che alcune settimane prima aveva trovato un nuovo partner per sviluppare comuni progetti di ricerca. Un partner arabo: la Qatar university. Perché c’è chi le compra in Albania. Chi a Roma.