“Sono stato violentato 30 volte in un mese, la media di una volta al giorno”, è la denuncia di un cinese di 36 anni in carcere a PLato. Il suo aguzzino, un marocchino gay di 44 anni che si difende, spiegando che si è trattato di “rapporti consenzienti”. Entrambi erano finiti dietro le sbarre, nel carcere della Dogaia a Prato, proprio per violenza sessuale: il primo per scontare una condanna definitiva, il secondo perché accusato dalla moglie di aver molestato la loro figlia, minorenne. Una bella coppia.
Le due versioni sono contraddittorie: “I rapporti erano consenzienti. Io lo amavo, l’ho anche baciato”, sostiene il GAY marocchino. La presunta vittima, invece, ha raccontato al giudice che accadeva contro la sua volontà e per paura, essendo fisicamente la metà del suo aggressore: “Provavo dolore durante i rapporti, piangevo per la paura…”. L’orientale ha trovato dopo il coraggio e ha confessato tutto ad un agente della penitenziaria facendo partire l’inchiesta. Le perizie mediche hanno confermato la violenza.
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