TAR difende l’arte italiana dal barbaro Franceschini; stop direttori stranieri

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Bocciate le nomine di cinque dei venti direttori dei supermusei, varate con la cosiddetta “riforma dei musei” voluta dal governo Renzi.

Per i giudici del Tar del Lazio alla selezione non avrebbero potuto partecipare cittadini stranieri. Il ministro dei Beni culturali, Dario Franceschini, non l’ha presa bene: “Il mondo ha visto cambiare in 2 anni i musei italiani – scrive su Twitter – e ora il Tar Lazio annulla le nomine di 5 direttori. Non ho parole, ed è meglio…”.

Sono tre gli aspetti che hanno spinto i giudici a prendere questa decisione: “Il bando della selezione – si legge nelle due sentenze del Tar – non poteva ammettere la partecipazione al concorso di cittadini non italiani in quanto nessuna norma derogatoria consentiva di reclutare dirigenti pubblici fuori dalle indicazioni tassative espresse dall’articolo 38. Se infatti il legislatore avresse voluto estendere la platea di aspiranti alla posizione dirigenziale ricomprendendo cittadini non italiani lo avrebbe detto chiaramente”.

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I giudici hanno riscontrato che il concorso si sarebbe svolto in modo illeggittimo: “A rafforzare la sostenuta illeggittimità della prova orale – si legge – la circostanza che questa ultima si sia svolta a porte chiuse”. In altri passaggi, invece, si parla di criteri magmatici nella valutazione dei candidati.

Più tardi, in occasione della presentazione al Mibact del programma Migrarti, il ministro Franceschini ha aggiunto: “Oggi stesso faremo appello al Consiglio di Stato”. Ed ha proseguito: “Io sono un avvocato ed un uomo politico con una certa esperienza quindi so bene che le sentenze vanno contrastate nelle sedi proprie giurisdizionali e vanno rispettate. Detto questo mi chiedo che figura fa il nostro Paese di fronte al resto del mondo. La riforma dei musei italiani, la selezione internazionale per i direttori pubblicata sull’Economist ha fatto discutere il mondo della cultura e ha avuto appezzamenti in tutto il mondo – spiega Franceschini – ed è originata da una norma di legge del cosiddetto decreto art bonus che ha individuato questa procedura particolare per i direttori dei musei”.

L’arte è espressione di un popolo, non il parco giochi di un’a,macchiata globale.