Ormai i profughi si stuprano tra loro, emergenza a Mineo

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Il Cara di Mineo finisce di nuovo nell’occhio del ciclone. Ieri un pachistano di 33 anni, ospite della struttura, è stato arrestato per violenza sessuale.

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Non si tratta di un episodio isolato. Tanto che nelle ultime ore il procuratore di Caltagirone Giuseppe Verzera ha lanciato l’allarme. “Ci sono molte donne – ha rivelato – che vivono con la paura di essere stuprate”.

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A scoperchiare il vaso di pandora è stata una giovane nigeriana che ieri ha denunciato di essere stata violentata da un altro immigrato ospite del centro richiedenti asilo in provincia di Catania. Agli agenti del posto di polizia del centro di accoglienza ha raccontato di essere stata schiaffeggiata, denudata e abusata dall’uomo. L’aggressione è stata interrotta solo dopo l’intervento di un inquilino dell’alloggio del Cara che, rientrando per raggiungere la sua stanza, è stato attirato dalle urla della vittima. “L’arresto del pachistano per violenza sessuale – ha spiegato al Corriere della Mezzogiorno il procuratore Verzera – è l’ennesima conferma che la struttura, che ospita al momento circa 3.500 migranti, è ingestibile ed è un serio problema per l’ordine pubblico”. Il magistrato ha parlato di “numerosi casi di abusi registrati e non tutti denunciati”. “Lì – ha, infine, denunciato – ci sono molte donne che vivono con la paura di essere stuprate”.

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Da tempo gli occhi della magistratura sono puntati sul Cara di Mineo. Intervenendo nei giorni scorsi alla Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema di accoglienza, di identificazione ed espulsione, il presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione (Anac), Raffaele Cantone, ha preso la struttura a esempio della cattiva gestione dell’emergenza immigrazione. “Quello di Mineo – ha spiegato – risultò essere il classico bando su misura, scritto in modo tale da escludere la concorrenza, escludendo la divisione in lotti: mancava solo che fosse indicato anche il nome del vincitore”.

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Quindi ha ricordato: “La vicenda ci colpì molto, contro il nostro provvedimento ci furono un vero e proprio fuoco di sbarramento e attacchi anche in qualche audizione parlamentare, mentre il Cara si rifiutò di revocare l’atto nonostante quanto oggettivamente emerso”.

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