Profughi: “Abbiamo già individuato strutture private da requisire”

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Sono le ultime ore a Palazzo Caprara del prefetto Ennio Mario Sodano dopo tre anni passati sotto le Torri  a cercare hotel e case ai giovani maschi africani. Andrà a dirigere l’Agenzia nazionale per l’amministrazione dei beni confiscati alla criminalità organizzata, occupazione golosa vista l’entità dei beni da gestire.

La sezione locale del Corriere lo intervista, ne esce una pietosa leccata che evidenzia in modo quasi plastico come i giornalisti siano solo una escrescenza del potere:

Nonostante numeri risibili, da parte di alcuni comuni c’è stata una forte resistenza all’accoglienza. Non sono mancate frizioni, se non contrasti.
«Forzature ne abbiamo fatte poche, avremmo dovuto farne di più. Si è cercato di privilegiare la condivisione, ma abbiamo patito molto la situazione e forse non sarebbe accaduto se avessimo fatto ricorso a strumenti più autoritari. Il tema è enorme e le difficoltà non mancano».

L’hub di via Mattei, per esempio. Ormai ci sono il doppio delle presenze rispetto alla capienza. Pensate di aprire altre strutture?
«L’hub ha funzionato molto bene, c’è l’idea condivisa da Regione e Città Metropolitana di aprirne un altro regionale. È allo studio anche l’apertura di una struttura per sole donne, una scelta necessaria perché spesso vengono da un passato di sofferenza e quindi vanno protette. Ma l’hub è una soluzione transitoria, poi i migranti vanno accolti sul territorio. La Città metropolitana si è fatta capofila di un bando sullo Sprar che è una buona premessa per una drastica riduzione dell’accoglienza emergenziale dei prefetti. Se molti distretti non accolgono quanto dovrebbero, Bologna ha invece fatto tanto. Se i primi continueranno a fare resistenza, un intervento sarà inevitabile».

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Pensa alla requisizione degli immobili?
«Ognuno deve fare la propria parte, piccola o grande che sia. Un sindaco con la fascia tricolore non può dire questo è il mio territorio e non accolgo, altrimenti danneggia per primo il collega vicino. Chi non rispetta la percentuale del riparto nazionale deve aspettarsi un intervento. Abbiamo già tracciato un percorso e individuato strutture private adeguate, la decisione spetta al mio successore».

Questo personaggio minaccia sindaci eletti dal popolo, lui che è stato nominato da un governo abusivo e che, per i suoi buoni uffici, ora ha ottenuto un lavoro ancora più remunerativo.

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Non vi è alcun obbligo a “fare la propria parte” nel sorbirsi giovani fancazzisti africani che i padroni del prefetto raccattano in Libia. Come già detto più volte, i prefetti sono una delle espressioni peggiori dello Stato: perché sono intoccabili. Una vera e propria casta che arriva dove arriva non per meriti, ma per migliore abilità nel piegarsi a novanta gradi.