Clandestino da anni, si accorgono che è terrorista islamico

Vox
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Un tunisino di 36 anni, Sayed Yacoub, clandestino, abitante nella provincia di Catania, è stato espulso dall’Italia per motivi di pericolosità sociale. Lo rende noto il Viminale precisando che l’uomo “è emerso all’attenzione delle indagini investigative, svolte dalle Digos di Roma e di Catania, per i contatti avuti in Italia con il noto attentatore di Berlino Anis Amri”. Con questo rimpatrio, il 42/o del 2017, salgono a 174 i soggetti gravitanti in ambienti dell’estremismo religioso espulsi con accompagnamento nel paese di provenienza dal gennaio 2015 ad oggi.

Inoltre – prosegue la nota del Viminale – è stato accertato che il cittadino espulso aveva fornito ad Amri, all’uscita dal Centro di identificazione ed espulsione di Caltanissetta, una sua utenza mobile italiana, utilizzata da Amri nel giugno/luglio 2015, e aveva altresì mantenuto contatti con lui anche dopo il trasferimento di Amri a Latina e poi in Germania.

La capillare analisi del traffico telefonico sulle utenze a lui intestate, ha inoltre evidenziato contatti con soggetti di orientamento radicale, consentendo di rilevare, lo scorso 30 aprile, il suo repentino allontanamento dal catanese per raggiungere in Francia una connazionale che gli avrebbe dovuto fornire le risorse economiche per attraversare il confine clandestinamente. Rintracciato lo scorso 2 maggio a Torino e trattenuto nel Centro permanente per rimpatri Brunelleschi, è stato rimpatriato, con accompagnamento in Tunisia, con un volo decollato dall’aeroporto di Caselle.

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Yacoubi, nato a Oueslatia nel 1981 oltre che con Amri Anis, aveva contatti con altri integralisti islamici. Tra i contatti emersi durante la permanenza di Yacoubi a Paternò-Belpasso, dice la polizia, vi è anche quello con un altro tunisino, attualmente domiciliato a Berlino, anch’esso amico di Amri, indicato, come elemento attestato su posizioni integraliste, tanto che la sua abitazione era stata perquisita dalla Digos di Catania lo scorso 3 gennaio. Il tunisino era in contatto anche con il connazionale Ben Brahim Tarak, nato nel 1977, residente a Ragusa, espulso dal territorio nazionale nel luglio 2015 per diversi precedenti penali in materia di stupefacenti e perché durante la perquisizione nel suo domicilio è stato trovato un manoscritto contenente versi estrapolati dal Corano inneggianti all’ ortodossia islamica. Anche lui era entrato in contatto con Amri durante la permanenza nel Cie di Caltanissetta dove avevano stretto amicizia. Yacoubi, prima di allontanarsi lo scorso 30 aprile in compagnia di una connazionale risultata estranea alle indagini, viveva in un piccolo casolare nell’entroterra di Belpasso, svolgendo saltuari lavori agricoli.

Non sapevamo che non bastasse essere clandestini per venire espulsi, ma si dovessero fare ‘capillari analisi del traffico telefoni’. Siete un governo ridicolo. Ridicolo e pericoloso.

Quando Amri è stato freddato davanti alla stazione ferroviaria di Sesto San Giovanni, cittadina alle porte di Milano, in un conflitto a fuoco notturno con una pattuglia della polizia di Stato, in molti si erano chiesti se il terrorista islamico si trovasse in Italia soltanto di passaggio o se nel Belpaese avesse anche una rete su cui fare affidamento per lasciare l’Europa dopo aver insanguinato un mercatino di Natale a Berlino. I risultati delle indagini hanno portato ad accendere i riflettori su svariati soggetti che sono stati a lungo in contatto con Amri. Alla fine di aprile un’operazione antiterrorismo denominata “Transito silente”, condotta dalla Digos di Brindisi, aveva fatto scattare le manette ai polsi di Nkanga Lutumba, un congolese di 27 anni residente in Germania ma che in passato era transitato dal Centro di permanenza per rifugiati di Restinco, in provincia di Brindisi. Per gli inquirenti faceva parte di una cellula salafita che opera a Berlino e che ha aderito all’ideologia dello Stato islamico. Nella stessa occasione era stato arrestato anche un altro membro della cellula di Berlino: il 22enne marocchino Amri Soufiane che, prima di essere espulso dal territorio italiano, aveva avuto contatti proprio con Anis Amri.