Sesto, Minniti benedice la più grande moschea del Nord

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Il ministro dell’Interno torna sul luogo del delitto, a Sesto San Giovanni. La città dove Amri, l’autista islamico di Berlino, aveva i contatti, la città dove il PD vuole costruire la più grande moschea del Nord Italia.

«Stop ai clandestini, no alla moschea abusiva, sì al commissariato di polizia» sintetizza Michele Russo, responsabile cittadino di Fratelli d’Italia, facendo riferimento alla proposta dell’assessore regionale Viviana Beccalossi, condivisa con il prefetto, il questore e il presidente della Regione. «Costruire a Sesto un nuovo commissariato» ha rilanciato ieri l’assessore Fdi.

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Il capogruppo regionale Riccardo De Corato: «L’unica soluzione che i cittadini giustamente pretendono – avverte – è quella di dire basta all’arrivo indiscriminato di finti profughi che sono sempre più i padroni indisturbati di Milano, Sesto San Giovanni, Cinisello Balsamo, Cologno Monzese e degli altri comuni dell’hinterland». In effetti, i Comuni della prima cintura dell’hinterland oggi sembrano candidati a diventare le «Molenbeck» italiane, per evocare i sobborghi di Bruxelles da cui sono partiti i killer che hanno seminato il terrore in mezza Europa. E il tema della sicurezza è in cima alle preoccupazioni di chi chiede un referendum sulle moschee, o si oppone radicalmente ai progetti, almeno a quelli che non rispettino alla lettera la legge regionale sui luoghi di culto. «A Sesto San Giovanni – attacca De Corato – è presente una moschea che la Regione ha dichiarato illegale e il ministro sceglie proprio questo comune per parlarci di legalità e sicurezza? Non c’è limite al peggio. O meglio, non c’è limite alla campagna elettorale».

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Ampie vetrate, un grosso porticato e, soprattutto, anche un minareto: dal quale il Muezzin urlerà ai cittadini locali l’avvenuta occupazione islamica ogni giorno diverse volte al giorno: anche di notte. È la Moschea di Sesto San Giovanni, edificio che verrà costruito in via Luini. Per il momento non è ancora stata posata la prima pietra: gli occupanti islamici stanno aspettando la certificazione della bonifica dei terreni e il conseguente via libera di Città Metropolitana di Milano.

Sarà un edificio imponente: 2.450 metri quadrati fra spazi di preghiera, biblioteca, ristorante halal dove si consumeranno animali sgozzati per dissanguamento. Non solo: la struttura sarà dotata anche di un minareto e di un parcheggio sotterraneo. Il costo dell’operazione 4,6 milioni di euro, finanziati in parte dai paesi sponsor del terrorismo islamico.

Intanto, gli islamici continuano a riunirsi, pregare e organizzare l’invasione nella tensostruttura provvisoria di via Luini, costruita nel 2015.

Il caso moschea di Sesto ne racchiude due: il primo è la struttura temporanea attualmente utilizzata e considerata irregolare dalla Regione. Il secondo è il progetto definitivo, la Mecca, bocciata anche dal candidato sindaco del centrodestra Roberto Di Stefano (Fi): «È in fase di attuazione – dice – un progetto di costruzione di una moschea, su un terreno dato in concessione d’uso alla comunità musulmana locale, senza alcun cambio di destinazione d’uso come previsto dalla legge». «Siamo veramente preoccupati – prosegue – per la sicurezza, perché a fronte di meno di 400 famiglie che frequentano l’attuale moschea provvisoria di via Luini, sarà realizzata e occuperà un’area di 2500 metri (5000 con giardini e parcheggio) ed è in grado di accogliere 4000 persone e ancora nemmeno conosciamo la provenienza degli oltre 4 milioni che finanzieranno il progetto».