ONG E SCAFISTI, PROVE COLLUSIONI: INTERCETTAZIONI 007 INCASTRANO MEDICI SENZA FRONTIERE

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Le prove riferita dal pm di Catania Carmelo Zuccaro sui legami tra Ong e scafisti (sempre che siano distinguibili) esistono, ma incredibilmente non sono utilizzabili in Italia, in quanto intercettazioni realizzate dai servizi segreti tedeschi e olandesi. I nostri che fanno? I documenti non sono stati infatti acquisiti secondo le regole della procedura penale del nostro Paese. Ma l’indagine di Zuccaro poggia anche su un altro dato: la presenza “fissa” di 13 navi nel Mediterraneo con contatti e finanziatori “sospetti”.

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L’intelligence tedesca e olandese, incredibilmente non quella italiana, probabilmente impedita dalle direttive degli scafisti al governo, ha monitorato per mesi rotte e comunicazioni da e per la Libia attraverso le navi militari del Eunavformed-Sophia e alcuni natanti “fantasma”. Tali documenti sono arrivati al vaglio della Procura di Catania tramite Frontex, ma non hanno valore di evidenza poiché non hanno ricevuto l’autorizzazione preventiva di un magistrato. Ridicolo.

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Intercettazioni in Libia: “Le barche sono in mare, intervenite” – Una situazione “assurda” secondo Zuccaro, che ha ribadito “l’esistenza di atti che documentano i contatti” tra imbarcazioni umanitarie e trafficanti. “Alcuni natanti delle Ong – ha dichiarato Zuccaro – superano i confini delle acque internazionali, disattivano i segnalatori di posizione e ricevono chiamate dalla Libia in cui si dice: ‘Stiamo per mettere in mare i gommoni, intervenite”.

Le imbarcazioni sospette – I sospetti sulle imbarcazioni impegnate nel Mediterraneo sono stati avanzati, nel marzo 2016, anche dal generale dello staff militare Ue, Wolfgang Wosolsobe. Quest’ultimo,  in un’audizione a porte chiuse al Parlamento inglese rivelò che i migranti ricevevano “istruzioni su come evitare di fornire informazioni alla polizia italiana da almeno una delle Ong” operanti nelle tratte mediterranee. I sospetti riguarderebbero in tutto 13 imbarcazioni, impegnate anche per conto di Msf e Save The Children.

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Per far luce su questi retroscena, hanno avviato le indagini tre Procure tra cui quella di Catania. Gli imprenditori e i finanziatori di organizzazioni come Sea-Eye, Life Boat e Sea-watch hanno negato ogni violazione delle leggi, affermando che le loro navi non invadono le acque territoriali libiche. Zuccaro, dal canto suo, ribadisce la convinzione di contatti tra alcune Ong e gruppi di scafisti e che alcuni natanti stacchino i trasponder per non essere localizzati.