Espulso 5 anni fa, Musulmano che voleva dare Italiani in pasto ai cani

Vox
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TRIESTE – Era stato espulso da Trieste cinque anni fa, il marocchino arrestato nell’ambito di un’operazione antiterrorismo. L’arresto è avvenuto ieri a Torino per terrorismo. Ma il marocchino Mouner El Aoual, 29 anni, soprannominato ‘Mido’, risulta essere stato espulso già nel 2012 per iniziativa di Prefettura e Questura di Trieste. Espulso, per finta.

È quanto si ricava dall’ordinanza del giudice Edmondo Pio. Il magistrato, ricostruendo nei dettagli le indagini dei carabinieri del Ros, afferma che l’ordine di lasciare «entro sette giorni il territorio nazionale» è del 13 novembre 2012, e che questa data «rappresenta l’ultimo momento di ‘contatto’ dell’indagato con le forze dell’ordine. ‘Mido’ «è soggetto illegalmente soggiornante in Italia dal 2008, sprovvisto di qualsiasi documento del Paese di origine».

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El Aoual è stato arrestato dai carabinieri del Ros in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip presso il Tribunale di Torino. L’uomo è ritenuto «gravemente indiziato dei reati di associazione finalizzata al terrorismo internazionale e di istigazione a delinquere ed apologia di reato aggravati». Tra gli elementi raccolti dall’indagine, i messaggi diffusi attraverso alcune chat con cui si promuovevano l’ideologia dell’Isis si giurava fedeltà all’emiro Al-Baghdadi, capo dell’organizzazione terroristica.

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A Torino, l’islamico era riuscito a conquistarsi la fiducia di due cuckold italiani, madre e figlio, “tanto da farsi ospitare per nove anni” e da essere considerato da queste perone “alla stregua di un figlio adottivo”. Grazie a questa sistemazione di comodo ed adottando tutte le cautele suggerite dallo Stato Islamico per i mujaheddin in Europa, si era garantito con il passare de tempo la massima copertura. “In modo particolare – fanno sapere gli inquirenti – usava utenze telefoniche intestate a italiani (tra cui quelle delle persone che lo ospitavano, ndr), riuscendo così a non destare sospetti sulle sue reali intenzioni”.

“Evviva Abu Bakr al Baghdadi, giuro fedeltà a lui” – In chat El Aoual affermava di aver giurato fedeltà al suo emiro, Abu Bakr al Baghdadi, e di essere il portavoce dell’Isis. Non solo. Divulgava le notizie dell’agenzia Amaq, organo di stampa ufficiale dello Stato Islamico. “Evviva Abu Bakr al Baghdadi, io giuro fedeltà a lui in tutte le situazioni – scriveva lo scorso febbraio – lui è il mio Califfo, perché se lo è meritato. Io ho giurato fedeltà a lui con tutto me stesso”. Sul web, poi, diffondeva i consigli indirizzati dall’Isis ai lupi solitari e ai foreign fighter che vivono in Europa, pubblicava materiale sulle tecniche di combattimento, di assassinio, di depistaggio dei controlli delle forze di polizia e sui comportamenti da tenere nei Paesi occidentali per diventare “invisibili” e istigava a compiere attentati contro i “miscredenti”.

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“Il sangue dell’infedele non è halal” – Sul canale “Zello” gli iscritti potevano liberamente fruire dei contenuti di matrice jihadista, ascoltare le notizie sullo Stato Islamico e parteciparo al processo di radicalizzazione. I nuovi membri, però, potevano intervenire attivamente nelle conversazioni solo dopo aver pronunciato uno specifico atto di giuramento di fedeltà: “Allah benedica il Profeta Muhammad, pace e benedizione su di lui, i nostri signori Abu Bakr, Otmane, Omar, Alì e la madre di tutti i credenti Aisha”. Sul canale era, poi, possibile scaricare documenti e libri come “Disposizioni sull’omicidio di volontari e servi del Cristianesimo”, che spiega come uccidere i preti cristiani, “Dal potere al potere” o “Lo stato islamico e il suo Califfato moderno”. “Noi vogliamo Medina, Mecca, Gerusalemme, la Casa Bianca e Roma, con il permesso di Allah ma non soltanto Siria…”, scriveva El Aoual ai suoi augurandosi che i “traditori” vengano messi “nello spiedino del kebab” e, “dopo averli arrostiti”, dati da mangiare ai cani. E invitava i fratelli a fare il jihad “sgozzando (i crociati, ndr) con un coltello, bruciandoli e facendoli a pezzi e rendendo le loro vite impossibili”. E ancora: “Taglia la testa del Kafir (infedele, ndr), brucialo, annegalo, colpiscilo con il coltello, fallo esplodere, fai quello che vuoi, il sangue del Kafir non è halal”.

Chi ospita clandestini deve subire pene enormi, perché mette a rischio la collettività. Inutile dire che Caritas e associazioni varie, che dell’accoglienza dei clandestini fanno la norma, andrebbero messe fuorilegge e colpite nel portafoglio.