FRANCIA: SE VINCE LE PEN, JIHADISTI PRONTI A SOMMOSSE NELLE BANLIEUS

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Lo scrive il giornale Le Parisien: «La minaccia jihadista è costante e pregnante e può manifestarsi con attacchi ai seggi elettorali durante il voto o innescare scontri di piazz» in caso di vittoria di Marine Le Pen», è l’allarme dei servizi segreti francesi, diramato a prefetture e gendarmerie locali dalla Direzione Centrale della Sicurezza Pubblica. Un documento riservato pubblicato dal quotidiano Le Parisien.

Nel documento si parla, in caso di vittoria del Front National, di una vera esplosione delle banlieus islamiche. Enclaves etniche ormai controllate di fatto dai jihadisti attraverso una rete diffusa di moschee. Un’esplosione a cui concorrerebbero anche i movimenti di estrema sinistra. Da tempo parliamo di una saldatura evidente tra gruppi sorosiani come ‘no borders’ e la galassia jihadista.

I principali timori riguardano però le comunità dell’Islam radicale insediatesi in quelle che il ministero dell’interno francese cataloga ufficialmente come «Zone di Sicurezza Prioritaria» (Zsp). Istituite nel 2012 le Zsp sono passate dalle iniziali 64 a 80 e comprendono una dozzina di comuni ad altissimo rischio – come Tolosa, Marsiglia, Amiens, Cayenne, Avignone e Trappes elencati in una circolare dell’11 marzo 2016 firmata da primo ministro Manuel Valls. Ovviamente i documenti governativi si guardano bene dall’indicare l’Islam radicale come il vero responsabile dell’esproprio di questi territori sottratti all’autorità statale.

Ligi alla legge che proibisce d’identificare individui o gruppi in base alla religione le circolari si limitano a segnalare emergenze a «livello sociale e di sicurezza». La realtà fotografata da ricerche e reportage giornalistici è, però, assai diversa. Giornalisti e studiosi descrivono territori dove la polizia non ha più accesso e droga e armi circolano liberamente mentre le leggi dello stato sono state soppiantate dai decreti coranici imposti dagli imam delle moschee locali e fatti rispettare da bande di vigilantes musulmani. Proprio in queste «Zsp» ad altissimo rischio rischia di divampare la protesta che minaccia, d’ accendere la rivolta delle banlieu in caso di una vittoria «lepenista».

La pericolosità e la dimensione del cancro islamista che divora queste aree trasformandole in una minaccia per la stabilità dell’intera Francia è ben chiarita in un documento riservato del Ministero della Giustizia in cui si analizza la situazione di Trappes, una cittadina di 30mila abitanti – 45 chilometri a sud ovest di Parigi – dove il fermo di una donna velata innescò nel 2013 violenti scontri. «La città riporta il documento venuto alla luce lo scorso settembre è a grande maggioranza (tra il 60 e il 70 %) di confessione musulmana e negli anni s’è sviluppata una militanza attiva che si manifesta con una volontà di conquista non violenta dello spazio pubblico e in certi casi delle istituzioni» .

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Ma se la conquista dello spazio pubblico resta per ora «non violenta» lo stesso non si può dire per alcuni degli abitanti musulmani. Il rapporto oltre a ricordare come la comunità islamica sia sotto il controllo della Fratellanza Musulmana e di altre organizzazioni estremiste segnala la partenza per la Siria di una cinquantina di militanti locali di cui almeno 11 morti in combattimento.

France-Seeks-to-Reclaim-No-Go-Zones

Ci sono 750 ‘zone proibite’ dove i cittadini francesi (quelli originali) non possono entrare. Luoghi dove la sharia è la legge e dove si reclutano nuovi adepti apertamente. Vengono definite in neolingua, dal regime ‘democratico’ francese, ‘zone di sicurezza prioritaria’.

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Come molti nuovi immigrati fanno, gli immigrati musulmani hanno formato comunità in Francia, da decenni. E non si stanno integrando nella società francese.

Interessante il reportage dell’ex militare e giornalista americano Nolan Peterson.

Peterson ha descritto il tempo vissuto in una di queste aree, che lui ha definite ‘no-go zone’:

“E ‘stato piuttosto spaventoso. Sono stato in Afghanistan, Iraq, Kashmir, India, e a volte sembrava di essere proprio in uno di questi Paesi”.

“Ci sono giovani che indossano Osama bin Laden T-shirts. In un negozio di narghilè, ho visto un discorso di Abu Musab al-Zarqawi, che stava conducendo una rivolta contro le truppe americane in Iraq al momento. E la gente condivideva quello che diceva.”

Secondo Peterson, i 5 milioni di musulmani che vivono in Francia, che rappresentano dal 10 al 12 per cento della popolazione, sono un corpo estraneo. Non esiste più ‘la Francia’, ma due società distinte con enclaves totalmente estranee, dove si applicano altre leggi.

Chi vive in quelle aree è molto suscettibile di essere reclutato in gruppi islamisti.
E in queste zone, “gli sforzi degli islamisti come i Fratelli musulmani o al-Qaeda per reclutare non è qualcosa che si nasconde nell’ombra. In realtà è molto aperto. E’ accettato.”

E’ sbalorditivo che una nazione sovrana consenta la formazione di enclave etniche sul proprio territorio. Purtroppo, gli eventi di questa settimana illustrano graficamente la follia e il pericolo di una tale politica. Che continua ad essere portata avanti, anche in Italia, dove siamo indietro, ma dove, ‘grazie’ a Renzi, ci stiamo velocemente adeguando.