Torino: famiglia islamica vende figlia di 15 anni a commerciante egiziano

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Promessa in sposa a uno sconosciuto di dieci anni più grande di lei. Una studentessa egiziana residente a Torino è stata allontanata dalla famiglia su provvedimento del Tribunale dei minori, e inserita in una comunità. A spese nostre. Ormai è diventata un’abitudine.

La ragazzina per evitare il matrimonio combinato aveva tentato il suicidio tagliandosi le vene dei polsi.

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E’ stata segnalata alla Procura la madre, che nel frattempo avrebbe lasciato Torino con gli altri figli, due bambine di tre e sei anni e un ragazzino di 12. La madre le aveva detto che non sarebbe più andata a scuola, poiché ad una moglie non serve l’istruzione, e che non avrebbe più potuto ribellarsi perché l’avrebbe mandata in Egitto dalla futura suocera. Lo sposo sarebbe stato un commerciante 25enne egiziano, ora irreperibile. La ragazzina, dopo aver tentato il suicidio, non era stata portata in ospedale ma era stata medicata a casa.

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Questi continui episodi non sono ‘stranezze’, sono simboli di uno scontro di civiltà. E non si risolvono allontanando i figli dalle famiglie, perché puoi farlo con qualcuno, non puoi farlo con milioni di individui. E’ un problema demografico e sociale. E’ l’effetto dell’immigrazione. E lo risolvi solo con il ritorno degli immigrati islamici a casa loro.