Rialto, i terroristi islamici della porta accanto: “Erano tanto integrati” – VIDEO

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A quanto risulta, sembra che il gruppo vivesse stipato qui al quarto piano, in un appartamento molto piccolo di proprietà di milanesi, trovato tramite agenzia. Il contratto è dal primo luglio 2016 al 30 giugno 2017: quindi ancora tre mesi per l’attentato? Tre lavoravano in ristoranti della zona come camerieri e uno in una pizza al taglio di fianco alla Basilica.

Ieri i ristoratori non hanno voluto dire molto, se non che erano insospettabili. Fisnik diceva che aveva un passato da pugile e si fermava spesso a prendere un caffè con i colleghi a fine turno, mentre Arjan era arrivato da minore dieci anni fa a Venezia ed era stato subito accolto in un ristorante dove ancora oggi lavorava. I ristoratori lo hanno saputo dai media, ma tutti hanno ricevuto poi una visita dalle forze dell’ordine.

Una volta diffusa la notizia, è sembrato a tutti che prendesse forma un incubo che nella quotidianità si cerca sempre di reprimere. «Li avevamo in pratica in casa», hanno commentato i vicini di Corte de le Colonne. «Non abbiamo mai avuto nessun problema, a parte il portone che purtroppo è sempre aperto e c’è un via vai di gente». L’edificio, un ex teatro veneziano, ha 13 appartamenti con solo quattro famiglie veneziane che ci vivono. Gli altri sono usati come spogliatoi per un ristorante vicino, un paio per affitti turistici, alcuni in restauro, uno vuoto con proprietari romani e, infine, quello dei kosovari. I ragazzi qui non avevano mai avuto problemi con nessuno. Eccetto questo di loro si sa poco, se non che scendevano sempre le scale di corsa e che non disturbavano, ma se il posto fosse frequentato anche da altri non si sa.

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«C’è sempre la porta aperta», dice una donna che vive all’interno «Più volte ho detto che non mi va perché c’è sempre gente che entra ed esce e non si sa mai chi sono». In effetti la corte si trova in un punto strategico. È in Frezzeria nel cuore di San Marco, ma nello stesso tempo è imbucata. Gli aspiranti kamikaze andavano in palestra, erano gentili con i vicini, bravi al lavoro e cordiali con i colleghi, ma consideravano chi non era musulmano un miscredente da eliminare. Un disprezzo mai esplicitato, ma nemmeno nascosto.

Ogni immigrato islamico è un potenziale terrorista. Non importa quanto sembri integrato. O gentile. Potrebbe essere il tuo vicino di casa.

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La palma di dichiarazione più demenziale sul caso va al prefetto di Venezia Boffi, che in un delirante tentativo di difendere il business ha detto: “Gli sbarchi? Qui non c’entrano: tra gli arrestati nessun profugo”. Infatti, questi erano sbarcati una decina di anni fa. Quelli di oggi, li arresterai tra qualche anno.