Giappone: tutti hanno un lavoro, perché non ci sono immigrati

Vox
Condividi!

Quando si parla di immigrazione ed economia, si fanno spesso discorsi teorici. Per capire se l’immigrazione sia positiva o negativa, proviamo per una volta ad entrare nella realtà, comparando casi reali e non in vitro.

Giappone e Francia sono all’opposto per quanto riguarda il tipo di società. Etnicamente omogeneo il primo, esempio di multiculturalità la seconda. Ci sarebbero da analizzare molti aspetti differenti, per determinare quale tipo di società sia più vivibile, ma in questo caso ci limitiamo all’aspetto meramente economico.

In Francia, l’ultimo dato disponibile sul tasso di disoccupazione ci dice che questo è al 10%. E questo senza contare gli inattivi e tutta una serie di disoccupati che il sistema francese non registra. Tra i disoccupati, 1,2 milioni di persone stanno cercando un lavoro da almeno un anno. Nelle banlieus popolate da immigrati il dato è almeno il doppio.

E veniamo al Giappone. A febbraio la produzione industriale ha registrato un incremento esponenziale, il tasso di disoccupazione ha segnato il livello più basso degli ultimi venti anni scendendo al 2,8%. A gennaio era al 3%. Per l’esattezza si tratta del tasso più basso degli ultimi ventidue anni.

Vox

Altro dato decisamente impressionante è la disponibilità di posti di lavoro rispetto alla domanda, favorevole di 1,43. In pratica ci sono 143 posizioni disponibili per ogni 100 richieste.

E’ un dato che gli economisti nostrani definirebbero ‘negativo’: le aziende dovrebbero pagare stipendi più alti per attrarre lavoratori, e questo, per loro, è ‘male’. Del resto sono pagati dalle stesse multinazionali che vogliono lavoro a basso prezzo.

Perché, come ci ricorda Eugenio Palazzini sul PN, non è affatto irrilevante il dato sull’immigrazione, anch’esso considerato negativo dagli economisti di tutto il mondo uniti e che invece risulta ancora una volta determinante per lo sviluppo giapponese: avere pochissimi immigrati (in Giappone sono meno del 2% della popolazione) significa incentivare l’occupazione, non viceversa. E adottare una politica restrittiva sui flussi migratori paga eccome in termini di crescita economica.

E poi c’è tutto il vantaggio di avere una criminalità prossima allo zero. Ma questo sarà il tema di una prossima occasione.