Ha impiegato quasi ventiquattr’ore, dopo l’attacco islamico, il primo cittadino della capitale britannica, il pakistano Sadiq Khan, per dire qualcosa. Probabilmente era ‘imbarazzato’.
Si è invece lanciato in uno scontro a distanza con il figlio del presidente americano, Donald Trump Jr., che lo aveva ‘stuzzicato’ ricordando al mondo le sue parole di qualche mese fa, nelle quali avvisava i cittadini che il ‘terrorismo è normale’:
Del resto, Khan è l’espressone più alta della conquista islamica dell’Europa. E’ solo una espressione diversa di terrorismo islamico: invece delle bombe, la conquista del potere attraverso la demografia.
Alla fine, Khan, ha rotto il silenzio, e se ne è uscito con la solita dichiarazione prestampata e un tantino superficiale, visto l’accaduto: «Non permetteremo a questi terroristi di cambiare il nostro modo di vivere», lanciando un appello ai fedeli di tutte le religioni della città, elencandole una a una. E riferendosi genericamente ai terroristi, senza mai nominare l’Isis o i jihadisti, ha aggiunto: «Odiano il fatto che qui a Londra cristiani, ebrei, musulmani, sikh, buddisti e indù si tollerano, si rispettano e sono fra loro uniti». Lo abbiamo visto:
C’è chi fa stragi alla guida di un Suv, chi alla guida di una città.